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Grilli: “Vendiamo i beni pubblici”

Grilli: “Vendiamo i beni pubblici”

In un’intervista concessa al Corriere della Sera, il ministro dell’Economia Vittorio Grilli ha proposto come metodo di risanamento del debito pubblico la vendita di beni pubblici, con un programma pluriennale, per 15-20 miliardi di euro l’anno, pari all’1% del PIL. Il ministro è poi passato a criticare Moody’s, asserendo, proprio in merito alle agenzie di rating, che “i mercati non riconoscono ancora la bontà degli sforzi compiuti dal nostro Paese per mettere in ordine i conti. Nessun altro Paese ha fatto tanto in così poco tempo“.

Grilli aggiunge poi:

Già abbiamo un avanzo primario del 5%, e calcolando una crescita nominale del 3%, cioè tolta l’inflazione all’1, vorrebbe dire ridurlo del 20% in 5 anni. La spending review del ministro Giarda consente risparmi al di là delle cifre di cui si parla in questi giorni. Si possono ridurre ancora le agevolazioni fiscali e assistenziali, intervenire sui trasferimenti alle imprese, le ipotesi sono tante.

Le agenzie di rating, che sembrano essere aziende private in potenziale conflitto d’interesse con i propri clienti, secondo il ministro, si sono mosse sempre in ritardo, e alla fine hanno avuto come effetto quello di ampliare i fenomeni.

Nonostante tutto, Grilli si mantiene ottimista sul collocamento dei nostri titoli e aggiunge:

Ancora non vengono riconosciuti i nostri sforzi. Dalla lotta all’evasione otterremo più dei 10 miliardi previsti. Il rialzo al 23% era gia’ previsto per legge. È stato solo rinviato al luglio 2013. E cercheremo di creare le condizioni perche’ non aumenti del tutto. La spendig review  consente risparmi al di là delle cifre di cui si parla in questi giorni. Si possono ancora ridurre le agevolazioni fiscali e assistenziali, intervenire sui trasferimenti alle imprese, le ipotesi sono tante. Le imposte sul lavoro scenderanno? Io me lo auguro e la lotta all’evasione fiscale dovrebbe creare le condizioni per renderlo possibile”. Sull’andamento dell’economia, Grilli prevede per quest’anno una caduta del Pil di un po’ meno del 2%. 

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