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Le tasse del governo Monti non bastano: Moody’s taglia il rating dell’Italia

Le tasse del governo Monti non bastano: Moody’s taglia il rating dell’Italia

Ci risiamo. Ancora una volta “declassati”. Anche per Moody’s , una delle tre maggiori agenzie di rating, l’Italina merita l’abbassamento del rating. La decisione arriva dopo quella delle altre due agenzie Standard and Poor’s e Fitch . Il Belpaese è quindi passato da A2 ad A3.

Ma il verdetto negativo non è arrivato solo per l’Italia. Moody’s ha deciso di “declassare” anche la Spagna, che addirittura ha avuto un doppio downgrade, da A1 ad A3, così come anche il Portogallo  passato da Ba2 a Ba3. Ma non finisce qui. Declassate anche Malta, da A2 a A3, la Slovacchia, da A1 a A2, ed anche la Slovenia, che  passa da  A1 a A2. Inoltre, l’agenzia di rating ha anche dato “l’outlook negativo”, anche se ha confermato la tripla A, per Francia, Gran Bretagna ed Austria.

In una nota Moody’s ha spiegato, focalizzando l’attenzione soprattutto su 3 elementi portanti, i motivi della sua decisione:  “L’incertezza sulle prospettive delle riforme istituzionali nell’area dell’Euro e le deboli prospettive macroeconomiche nella regione che continueranno a pesare sulla già fragile fiducia del mercato; le sfide che devono affrontare le finanze pubbliche italiane, in particolare il suo grande stock di debito e l’alto costo del finanziamento, così come il deterioramento della situazione macroeconomica del Paese; il significativo rischio che il governo italiano possa non riuscire a raggiungere i suoi obiettivi di risanamento e indirizzare il suo debito pubblico data la pronunciata debolezza strutturale economica del Paese”.

La decisione di Moody’s, sebbene segua il parere delle altre agenzie per la valutazione del credito, ha comunque destato un certo smarrimento. Difatti, arriva proprio all’indomani dell’approvazione del pacchetto di austerità “imposto” alla Grecia, e soprattutto dopo soli pochi giorni dal viaggio di Monti negli Stati Uniti. Il premier,  è tornato dagli USA con l’approvazione delle direttive economiche italiane sia della Casa Bianca che di Wall Street. Purtroppo, sulla decisione pesa soprattutto la confusione che regna ancora nell’Eurozona, e per l’Italia in particolare, il senso d’incertezza che ancora accompagna le decisioni del Governo sulle riforme strutturali, che ormai lo si è capito, rappresentano uno degli elementi maggiormente monitorati dalle agenzie di rating.

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