Il governo del Giappone ha disposto la riapertura dei reattori nucleari numero 3 e 4 della centrale di Oi, per quella che è la prima riaccensione degli impianti dalla crisi Fukushima, causata dal grande sisma e consegeunte tsunami del marzo 2011. Il sindaco Tokioka ha dichiarato che la riaccensione si è resa necessaria a seguito della carenza di energia. Immediate sono scattate le proteste e le polemiche da parte della popolazione locale, soprattutto per il fatto che la decisione potrebbe poi essere adottata anche da altre città.
Secondo quanto riferito dalla Tv pubblica Nhk, la decisione del ripristino dei reattori è maturata dopo l’incontro avuto tra il premier Yoshihiko Noda e alcuni suoi ministri coinvolti nella politica atomica giapponese, tra cui quello dell’Industria, Yukio Edano, e quello dell’Emergenza nucleare, Goshi Hosono. La riunione, avvenuta in serata, è seguita all’incontro avvenuto in mattinata tra Noda e il governatore di Fukui, Issei Nishikawa, la cui prefettura ospita la centrale nucleare di Oi e 14 dei reattori attualmente presenti in Giappone. Nishikawa ha espresso poi il suo parere favorevole, in modo da favorire la strada alla ripartenza dei primi reattori nucleari dopo la grande crisi di Fukushima.
Nel frattempo, parte delle 7,5 milioni di firme raccolte per la chiusura definitiva delle centrali nucleari sono state consegnate dal premio Nobel per la Letteratura, Kenzaburo Oe, all’ufficio del premier giapponese Yoshihiko Noda. Accompagnato dal commentatore economico Katsuto Uchihashi, dal giornalista Satoshi Kamata e dalla scrittrice Hisae Sawachi, Oe è stato ricevuto dal capo di gabinetto Osamu Fujimura.
Il premio Nobel, uno dei primissimi promotori di “Sayonara impianti nucleari! Iniziativa dei cittadini per 10 milioni di firme”, ha chiesto un radicale cambiamento della politica energetica del Paese e la demolizioni delle centrali nucleari esistenti. “Dobbiamo preservare la Terra in modo che i nostri figli possano vivere senza preoccupazioni“, ha detto Oe alla fine dell’incontro con Fujimura.