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Francesco Schettino: “L’inchino al Giglio mi fu chiesto dalla Costa Crociere”

Francesco Schettino: “L’inchino al Giglio mi fu chiesto dalla Costa Crociere”

Il passaggio a poche decine di metri dalle coste? Una consuetudine in tutto il mondo, Capri inclusa. Così il comandante Francesco Schettino ha risposto agli inquirenti che gli chiedevano spiegazioni sull’inchino all’isola del Giglio. L’uomo, che in questo momento si trova agli arresti domiciliari, ha spiegato che la decisione di passare così vicino alla terraferma non era sua, ma della compagnia.

Ai magistrati, che hanno raccolto 135 pagine di interrogatorio, Schettino ha detto che l’inchino all’isola del Giglio doveva in realtà avvenire una settimana prima, ma non era stato possibile a causa delle avverse condizioni meteorologiche. La compagnia navale aveva insistito e l’ufficiale l’aveva accontentata. “Facciamo navigazione turistica, ci facciamo vedere, facciamo pubblicità”: questa la filosofia alla base del ‘saluto’ alle popolazioni della terraferma

Ma il rischioso approsimarsi alle coste è anche una sfida che appassiona e non poco anche i comandanti. Pare che gli stessi facciano a gara a chi fa ammirare ai turisti il paesaggio dalla migliore posizione. Insomma, l’inchino non è un evento affatto eccezionale, ma una sorta di consuetidine che chi è in vacanza, ma anche chi è sulla terraferma, si aspetta.

Ai magistrati di Grosseto, Schettino ha spiegato che lui queste manovre non le ha fatte solo lavorando con la Costa Crociere, ma anche per altre compagnie navali, anche se non ha saputo dire quante volte è avvenuto nella sua carriera. L’ufficiale ha anche chiarito che la Costa Crociere veniva continuamente informata da lui su quanto stava avvenendo dopo l’impatto con la roccia nei pressi del Giglio. Schettino afferma che voleva chiamare subito la Capitaneria di Livorno (quella dove opera il capitano De Falco, l’uomo della drammatica telefonata notturna). Ma l’episodio più inquietante della vicenda è probabilmente un altro e riguarda la scatola nera della Costa Concordia. “Prima di abbandonare la nave mi dissero di spegnere il bottone del Voice data recorder“, ha raccontato Schettino ai magistrati. Stando così le cose, c’è il rischio che le ultime conversazioni avvenute dentro le zone di comando della Concordia siano andate perse.

Il materiale a disposizione degli inquirenti resta comunque notevole. Schettino è l’unica persona per adesso accusata della tragedia, ma altri avvisi di garanzia potrebbero partire nei prossimi giorni.

 

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