A undici anni di distanza dal delitto di Novi Ligure, Erika De Nardo è tornata ad essere una cittadina libera. In questi anni, il padre non l’ha mai abbandonata e la ragazza spera di vederlo sposato con la sua nuova compagna. La De Nardo, ora 27enne, ha un suo forte desiderio: quello di andare in Madagascar e fare da insegnante ai bambini analfabeti. Un viaggio verso l’Africa che, forse, potrebbe ridarle una vita ‘normale’, lontana dai giudizi della gente che l’ha additata, da sempre, come la piccola killer spietata, artefice dello sfascio di una famiglia felice e senza problemi. Don Antonio Mazzi, educatore della comunità ‘Paradiso’ che negli ultimi mesi ha ospitato Erika, ha dichiarato che la ragazza vorrebbe tanto insegnare e che, per questo, potrebbe essere pronta per prendersi cura di “cinquecento bambini che hanno bisogno di essere alfabetizzati. È una mia idea e ne ho già parlato con il magistrato”. Queste le parole di Don Mazzi in una telefonata avuta con Maurizio Belpietro, direttore di Libero.
Per l’educatore, dunque, Erika può recuperare gli anni perduti e ricominciare una nuova vita, attraverso uno specifico percorso di rieducazione e reintroduzione nella società. Molti hanno criticato la ‘brevità’ della pena inflitta a Erika, la quale, nel 2001, uccise madre e fratellino minore con l’aiuto dell’ex fidanzatino Omar: Don Mazzi non vuole entrare nel vivo della questione giudiziaria, affermando quanto segue: “Non spetta a me, è compito della giustizia italiana. Io sono un educatore, sono convinto che nessuno è irrecuperabile. Non voglio mollare nessuno, neanche Erika“. Ruolo importante ricoperto in questa drammatica vicenda lo ha ricoperto il padre della giovane, al quale Erika ha rivolto parole, dalle quali sembrano trasparire pentimento e rammarico per quanto commesso anni fa: “Pensa, papà, io che non sono capace di uccidere una mosca, ho ammazzato mia madre e mio fratello“.
La ragazza vorrebbe che il padre si risposasse e tornasse a vivere una vita normale, dopo anni di vicende giudiziarie. Per quanto riguarda, invece, la lettera, presumibilmente scritta da Erika ad Omar e pubblicata da diversi giornali nazionali, l’educatore chiarisce subito che si tratta di una missiva falsa e che tutte le foto scattate a Erika non sono state prodotte con l’autorizzazione della ragazza, ma rubate nei momenti di vita quotidiana. Come tiene a precisare Don Mazzi, “Lei non si è mai prestata. Lei non vuole essere fotografata”.