Torna d’attualità purtroppo l’emergenza nelle carceri. L’ennesimo suicidio questa volta è avvenuto a Foggia, dove un detenuto si è tolto la vita nella sua cella eludendo il personale addetto alla sicurezza.
La vittima è un 36enne che si suicidato impiccandosi nella sua cella con il cordoncino della tuta che indossava. L’uomo si chiamava Ottavio Mastrochirico, originario di Polignano a Mare, provincia di Bari, dal 2010 era in carcere con l’accusa di avere ucciso un’anziana 80enne. Era stato condannato a scontare 16 anni di detenzione. Il fatto era avvenuto nel 2006.
Ma da qualche giorno era stato trasferito in una cella singola, dopo avere avuto dei problemi con altri detenuti. Quindi dopo il trasferimento, la decisione di togliersi la vita con l’estremo gesto. Nonostante l’intervento di un agente della polizia penitenziaria, non c’è stato nulla da fare, difatti è risultato vano il tentativo di salvarlo.
L’ennesimo episodio conferma la situazione d’emergenza per il sovraffolamento delle carceri. Infatti, siamo al 3 suicidio in questo carcere di Foggia, e al settimo per le carceri pugliesi. Ma il dato ancora più preoccupante parla di 11 vittime in totale nelle carcere italiane dall’inizio del 2012.
Il suicidio di Mastrochirico ha inoltre anche riaperto le polemiche di coloro che monitorano la situazione nelle carceri. Prima tra tutti è arrivato il commento di Domenico Mastrulli, segretario nazionale dell’Osapp, che è il sindacato di polizia penitenziaria.
Ecco quanto ha affermato: “Nel carcere di Foggia sono detenute 744 persone a fronte di una capienza di 371. Una situazione insostenibile . C’è grande rammarico quando si è costretti nell’indifferenza generale delle istituzioni a contare un’altra vita umana. A Foggia sono in servizio 310 agenti, divisi nei quattro turni lavorativi, mentre ne servirebbero 420-430. Un carcere, quello del capoluogo dauno, che dovrebbe contenere secondo quanto previsto dalla legge 371 detenuti e invece a volte ne conta anche 800″.