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Emanuela Orlandi, indagato monsignor Vergari

Emanuela Orlandi, indagato monsignor Vergari

L’iscrizione di don Vergari nel registro degli indagati per concorso nel sequestro della quindicenne Emanuela Orlandi è considerata dagli inquirenti un atto dovuto. Egli rivestiva infatti il ruolo di rettore della Basilica di Sant’Apollinare, che ospitava la scuola di musica frequentata dalla giovane, e fu in seguito proprio grazie alla sua intercessione che al boss della Banda della Magliana, Enrico De Pedis, accusato del rapimento, fu consentita la sepoltura all’interno della Basilica quando venne ucciso in un regolamento di conti, agli inizi del 1990.

Il collegamento fra De Pedis e la sparizione della Orlandi è stato ipotizzato nel 2008 dalla magistratura romana, in seguito alle dichiarazioni di Sabrina Minardi, amante dell’uomo, che ne sosteneva il ruolo quale esecutore materiale del sequestro per conto dell’allora capo dello IOR, monsignor Paul Marcinkus. Secondo la donna, Emanuela Orlandi sarebbe stata uccisa sei o sette mesi dopo e i suoi resti gettati in una betoniera a Torvajanica. Tali circostanze tuttavia non risultano ad oggi comprovate, sebbene nel dicembre 2009 altri due pentiti della Banda della Magliana abbiano dichiarato che il rapimento fosse avvenuto nell’ambito di rapporti intrattenuti dal loro capo con alti esponenti del Vaticano.

Interrogato nel 2009 dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal sostituto Simona Maisto a proposito dei motivi per cui tale privilegio fosse stato accordato ad un esponente della criminalità organizzata quale De Pedis, don Vergari aveva spiegato che il boss si recava regolarmente in chiesa e che si era prodigato per aiutarlo nella preparazione delle mense per i poveri, per cui, quando i suoi familiari avevano comunicato al rettore l’auspicio di De Pedis di esser tumulato presso Sant’Apollinare, egli si era sentito in dovere di esprimere parere favorevole e segnalarlo quale benefattore dei poveri al cardinale Ugo Poletti.

Per il defunto boss, dunque, furono chiesti i necessari permessi civili e religiosi e restaurata una delle camere, in cui fu poi deposto il corpo, insieme ad un centinaio di contenitori di ossa, rinvenute recentemente in seguito alla riapertura della cripta, disposta per procedere all’ispezione della salma e all’analisi del materiale contenuto nell’ossario, alla ricerca di eventuali resti della ragazza.

Resta pertanto ancora irrisolto il mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi, un mistero che dura ormai da 29 anni.

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