Non trova pace il paese lungo le sponde del Nilo, arrivano notizie di scontri con morti e feriti dall’Egitto del dopo Mubarak. Tutto sarebbe partito da pacifiche proteste dei cristiani copti per la distruzione di una loro chiesa da parte di estremisti musulmani, ma poi alcuni ex sostenitori del raiss egiziano hanno attaccato con sassaiole e perfino colpi d’arma da fuoco.
Gli scontri sono avvenuti al Cairo. Purtroppo le proteste sembravano tutto tranne che violente. I facinorosi si sono mischiati fra i manifestanti pacifici e le sassaiole hanno colto alla sprovvista il massiccio servizio d’ordine messo in allerta dalla giunta militare. La maggior parte dei morti e dei feriti sono quindi stati causati dagli scontri interconfessionali e non dalle forze dei militari come inizialmente sembrava dai primi bollettini stampa.
Essam Sharaf, attuale primo ministro dell’Egitto, ha lanciato un appello alle forze sane e pacifiche del paese affinchè si riporti la calma. “La nazione è in pericolo a seguito di questi eventi, la cosa più pericolosa che possa minacciare la sicurezza della nazione è di giocare con la questione dell’unità nazionale e di provocare la sedizione tra cristiani e musulmani e anche tra il popolo e l’esercito” ha ribadito Sharaf in un messaggio che è rimbalzato dai telegiornali ai social network e da li in tutto il web.
A far scoppiare le violenze sarebbe stato l’incontro dei manifestanti di fede copta che gridavano “Dio è con noi, Cristo è con noi. Loro vogliono che (l’Egitto sia uno Stato) islamico, ma noi non ci arrenderemo”, con gli estremisti che replicavano: “Islam, islam, islam!”
Insomma il conto dei morti nonostante tutto non è stato così salato come avrebbe potuto essere, ma la tensione resta alta, una guerra fra religioni in questa regione è proprio l’ultima cosa di cui necessita il medio oriente, in cui l’estremismo islamico o di altre religioni rischia di far andare in fumo costosi e delicati equilibri diplomatici raggiunti nel tempo. Per far fronte all’emergenza il governo ha imposto un coprifuoco sulla capitale fino a nuovo ordine.