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Direzione Pd approva l’Italicum senza modifiche. Minoranza non vota

Direzione Pd approva l’Italicum senza modifiche. Minoranza non vota

La direzione del Pd ha approvato all’unanimità lunedì la relazione del segretario e premier Matteo Renzi che ha proposto di non modificare l'”Italicum” nella terza lettura alla Camera, ma la minoranza non ha partecipato al voto. Renzi aveva fatto capire ai suoi che non avrebbe concesso aperture alle richieste della minoranza, dicendo nel discorso di apertura della direzione: Spero sia l’ultima direzione in cui discutiamo di legge elettorale, poi è opportuno che il gruppo alla Camera abbia la possibilità di riunirsi e decidere in merito se lo riterrà opportuno. Io oggi chiedo un voto su questa riforma come ratifica di quello che abbiamo fatto e come mandato per i prossimi mesi”.

Sono stati 120, alla fine, i voti a favore della relazione del segretario-premier, su 150 membri della direzione. La legge elettorale dovrebbe arrivare in aula il 27 aprile, perciò, per Renzi,a maggio si chiude”. Si allarga, così, la spaccatura con la minoranza, dalla quale Stefano Fassina ha affermato: “Evitiamo che il Pd abbia un tasso di conformismo superiore al Partito comunista nordcoreano“. Ma, a chi lo contesta sul metodo, il premier ha replicato: Sostenere che in democrazia non ci debba essere chi decide, non è democratico, anzi è pericoloso”.

Anche Gianni Cuperlo ha annunciato: “Non parteciperò al voto finale, come anche altri: non mi arrendo all’idea che su un tema così decisivo la prima fondamentale unità non si possa cercare all’interno della nostra comunità”. Il capogruppo alla Camera Roberto Speranza, nel pomeriggio, aveva chiesto che “sia utilizzato ogni margine possibile” per arrivare ad un’intesa sulla legge elettorale, e aveva messo a disposizione il suo ruolo da capogruppo. In mattinata, invece, Pippo Civati aveva lanciato un appello “a Rosy, Pier Luigi, Gianni, Alfredo, Francesco e Stefano” a non partecipare al voto in direzione e a fare “le proposte in aula”.

L’ex segretario Pier Luigi Bersani aveva invece convenuto che fosse compito del segretario trovare la sintesi, auspicando però che da parte da questo non giungesse un “aut aut”. Renzi, durante la direzione, ha inoltre attaccato duramente gli altri leader politici, a cominciare dal leader del Movimento 5 Stelle: “Grillo non è più uno spauracchio, oggi Grillo da spauracchio è diventato sciacallo” ha affermato. Sul segretario della Lega Nord e sul leader della Fiom, il premier ha detto invece: Salvini e Landini, in modo molto diverso, sono due fenomeni televisivi. Ma se la politica non ha attinenza con la realtà e smette di essere vita quotidiana produce personaggi che sono soprammobili da talk show“.

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