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D’Alema: “Monti al Quirinale. Berlusconi populista e anti-europeo”

D’Alema: “Monti al Quirinale. Berlusconi populista e anti-europeo”

“Siamo tornati al Berlusconi populista e antieuropeo”, ha detto ieri Massimo D’Alema, intervistato dal Corriere della Sera, spiegando che le ultime esternazioni dell’ex premier, che ha duramente criticato le misure attuate dall’Unione europea per far fronte alla crisi economica dell’Eurozona, rappresentano “la conferma di un irriducibile fondo estremista” che renderebbe vana la collaborazione con l’attuale destra per la prossima legislatura.

 
Per D’Alema, l’unica speranza per il Paese sarebbe l’elezione di un esecutivo legittimato che si impegni a proseguire nel solco tracciato dal Governo Monti.

“Tutti capiscono – afferma infatti il presidente del Copasir – che l’Italia deve uscire dall’emergenza e che la vera garanzia di stabilità è un governo regolarmente eletto e con una solida maggioranza parlamentare, come avviene in tutti i Paesi europei”.

Concorda dunque con Bersani, che nei giorni scorsi ha parlato del futuro politico del premier Mario Monti, ventilando l’idea che possa succedere al Giorgio Napolitano assumendo il ruolo di Presidente della Repubblica.
Il motivo è presto detto, lo stesso D’Alema riconosce che Monti a livello europeo viene considerato “una personalità che ha portato l’Italia fuori dal pantano e il destino dell’Italia alle cancellerie europee interessa perché temono un effetto contagio“.

 
Quindi la vittoria del centrosinistra potrebbe comportare per l’attuale Presidente del Consiglio un posto al Quirinale, in modo da garantire quella continuità politica e di intenti che tanto interessa agli altri Paesi dell’Unione europea.
Il ritorno di Berlusconi, annunciato dallo stesso ex premier all’indomani della sentenza di condanna a quattro anni di carcere per frode fiscale, precluderebbe invece tale possibilità.

 
Nel corso dell’intervista D’Alema ha parlato anche delle primarie del centrodestra, che “allontanerebbero, per loro, la tentazione di invadere le nostre”, dell’Udc di Casini, che “appare come un partito indeciso, che non ha chiaro quale sia la sua missione”, e di Matteo Renzi, del quale l’ex segretario del PD evidenzia la “violenza distruttiva”, sottolineando che una tale veemenza non si è mai vista in alcun partito.

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