Con la crisi che falcia gli stipendi, occorre risparmiare. E i tagli alle spese vanno a toccare anche settori della vita decisamente importano, come quello della salute. Se da un lato c’è chi non rinuncia alle invenzioni tecnologiche di ultima generazione, dall’altro c’è chi, pur di arrivare a fine mese, si sente costretto a rinunciare alle cure mediche. E la crisi porta così, con sé un ulteriore fardello: quello di una popolazione più povera e anche meno curata.
A lanciare l’allarme sono stati i medici di famiglia della Fimmg, che si sono riuniti a Villasimius (Cagliari) per il 67esimo Congresso Nazionale. Il 65% dei dottori coinvolti, infatti, ha dichiarato di notare che i pazienti, a causa della crisi, trascura il proprio stato di salute. Una percentuale che sfiora addirittura il 71% al Sud Italia e nelle Isole. Per 1 medico su 2, in sostanza, lo stato della salute dei cittadini italiani è nettamente peggiorato rispetto anche a solo pochi anni fa. Il 48% dei medici, invece trova lo stato stazionario e solo l’1,4% dei medici lo trova addirittura migliorato.
In particolare, secondo il 56% dei medici, gli italiani spesso rinunciano ad andare dal medico o a fare accertamenti per potersi dedicare d altre incombenze che ritengono più utili; mentre per il 67,7% dei camici bianchi, i pazienti rinunciano alle visite mediche proprio perché non hanno abbastanza denaro per potersele permettere, e in particolare rinunciano al dentista perché si trovano impossibilitati a pagarlo.
“L’indagine conferma anzitutto che il medico di medicina generale è un’efficace sentinella di quanto accade sul territorio del nostro Paese – spiega Paolo Misericordia, responsabile del Centro studi Fimmg -. I risultati della ricerca dimostrano che la crisi incide sul destino della salute della popolazione, che aumenta le diseguaglianze accentuando la divaricazione dei contesti sociali, che è in grado di condizionare il lavoro e la funzione del medico di medicina generale. In interi settori della popolazione si assiste alla rinuncia consapevole ad accedere a prestazioni sanitarie anche quando prescritte o comunque necessarie”.
La crisi, insomma, porta con sé precarietà, incertezza, addirittura indigenza, e di conseguenza uno stato di trascuratezza sul versante salute, specialmente nel Sud Italia e nelle isole.