Svolgerò nuove consultazioni che inizieranno nella giornata di martedì prossimo per trarre le conclusioni e assumere le decisioni necessarie. Sono possibili solo governi che ottengono la fiducia del Parlamento con accordi dei gruppi su un programma per governare il Paese, in mancanza di queste condizioni la strada è quella delle elezioni. Mi è comunicato che sono state avviate iniziative tra partiti. Ho il dovere di richiedere decisioni sollecite.
Queste le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al termine delle consultazioni al Quirinale di ieri sera.
I partiti hanno cinque giorni di tempo a disposizione per poter trattare prima della ripresa delle 48 ore di un nuovo giro di consultazioni e poi verrà assegnato l’incarico giallorosso o a un premier ‘elettorale’, per condurre il Paese alle urne.
La trattativa M5s-Pd
E intanto è già partita la trattativa M5s-Pd per la formazione di un nuovo governo: i due partiti hanno a disposizione cinque giorni di tempo per cercare di mettere insieme una nuova maggioranza.
Alle ore 14 è previsto il primo vero incontro tra le delegazioni Pd e M5S per verificare le chances di creare un esecutivo ‘giallorosso’.
Dai punti programmatici esposti da Di Maio emerge un quadro su cui si può sicuramente iniziare a lavorare.
Dice con ottimismo il segretario del Pd Nicola Zingaretti.
Non lasciamo la nave affondare, perché l’Italia siamo tutti, a dispetto degli interessi di parte. Sono state avviate tutte le interlocuzioni per avere una maggioranza solida che voglia convergere sui punti indicati. Noi non lasciamo affondare la nave, che a pagare siano gli italiani.
Aveva detto Di Maio dopo la conclusione delle consultazioni di ieri.
Pd-M5s, la possibile convergenza
I nodi da sciogliere non solo pochi per cercare una convergenza fra i 5 punti del Pd e i 10 punti dl M5s.
Fra i punti di accordo potrebbero esserci l’ambiente, una maggiore equità sociale, la revisione di Quota 100, la cancellazione della flat tax, il taglio al cuneo fiscale. Ma resterebbe anche da sciogliere il nodo legato al premier.
Il totonomi sul premier
A Palazzo Chigi serve discontinuità, ragion per cui verrebbe archiviata l’ipotesi di un Conte bis: si tratterebbe su un nome di garanzia, come quello di Enrico Giovannini, ex presidente dell’Istat e ministro del Lavoro durante il governo Letta, ma anche dell’economica Carlo Cottarelli o dell’ex presidente dell’Anac Raffaele Cantone. Ma spuntano anche i due nomi di due donne, l’ex ministro della Giustizia Paola Severino e Marta Cartabia, vicepresidente della Corte costituzionale dal 2014.
CRISI DI GOVERNO, GLI SCENARI POSSIBILI
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