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Blitz Antimafia: arrestato il sindaco “antimafia” di Campobello, duro colpo al clan di Messina Denaro

Blitz Antimafia: arrestato il sindaco “antimafia” di Campobello, duro colpo al clan di Messina Denaro

È sempre più terra bruciata attorno al boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro, ricercato dalle forze dell’ordine ormai dal lontano 1993.  Tra gli undici arresti eseguiti all’alba nel trapanese dai Carabinieri del Ros ci sono anche degli insospettabili. Non solo è stata  decapitata  la famiglia mafiosa di Campobello di Mazara (Trapani), ma è stato anche arrestato il sindaco pidiessino Ciro Caravà, al suo secondo mandato, con un accusa pesante: secondo il  procuratore aggiunto Teresa Principato e i sostituti Pierangelo Padova e Marzia Sabella, il sindaco sarebbe  “organico” alla famiglia mafiosa di Campobello, una delle più fedeli dell’imprendibile Matteo Messina Denaro.

Le  indagini, erano già state avviate nel 2006 sotto la direzione della procura distrettuale antimafia palermitana.  Secondo gli investigatori le cosche gestivano in maniera occulta società ed imprese capaci di monopolizzare il mercato olivicolo ed altri settori dell’economia. Nel corso dell’operazione, sono finiti in manette anche il boss di Campobello, Leonardo Bonafede, ed altri componenti del clan: Cataldo La Rosa, Simone Mangiaracina, Calogero Randazzo, Gaspare Lipari e Vito Signorello. A Gallarate è stato arrestato un imprenditore originario di Campobello, Filippo Greco, è ritenuto il consigliere economico della cosca.

Ma  il vero colpo a sensazione è l’arresto del primo cittadino, Ciro Caravà, esponente del Pd, 52 anni, rieletto nel 2011 per la seconda volta, era già stato eletto sindaco nel 2006. Sono state soprattutto le intercettazioni a mettere nei guai il primo cittadino. In una delle conversazioni intercettate la moglie di un boss spiega al marito che proprio grazie al sindaco avrebbe ottenuto in regalo i biglietti aerei per raggiungere il congiunto in un carcere del Nord Italia. Caravà avrebbe distribuito ai mafiosi anche lavori e appalti del Comune. Già nel 2006 era stato denunciato per estorsione e voto di scambio, ma l’inchiesta finì con un’archiviazione. Nel 2008 il Viminale inviò gli ispettori al Comune per verificare eventuali infiltrazioni mafiose.

Intanto Libera,  associazione antimafia per eccellenza ha già diffuso una nota per specificare:  “Caravà non ha mai aderito a Libera, purtroppo, le infiltrazioni più pericolose sono quelle che arrivano con i falsi proclami antimafia. Non permetteremo a nessuno di strumentalizzare il nostro lavoro”.

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