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Berlusconi: “Se condannato andrò in carcere”. Poi la precisazione

Berlusconi: “Se condannato andrò in carcere”. Poi la precisazione

Per Silvio Berlusconi si avvicina il momento cruciale della sentenza della Cassazione sul processo Mediaset, prevista per martedì 30 luglio, e il Cavaliere ha rilasciato un‘intervista al quotidiano “Libero” di Maurizio Belpietro, in cui ha affermato in proposito: “Non farò l’esule, come fu costretto a fare Bettino Craxi. Né accetterò di essere affidato ai servizi sociali, come un criminale che deve essere rieducato. Ho quasi 78 anni e avrei diritto ai domiciliari, ma se mi condannano, se si assumono questa responsabilità, andrò in carcere”. Alcune ore dopo, però, da Palazzo Grazioli è stata diffusa una nota che spiegava: E’ un colloquio liberamente interpretato da Maurizio Belpietro“.

Nel frattempo, comunque, l‘intervista era già apparsa sulla pagina Facebook ufficiale di Berlusconi, sul sito ufficiale del Pdl e sull’account twitter del partito. Il Cavaliere, nel colloquio con Belpietro, si è detto “abbastanza ottimista: non possono condannarmi” e ha spiegato: “Se non c’è pregiudizio, se non ci sono pressioni, la Cassazione non può che riconoscere la mia innocenza. I miei avvocati hanno proposto 50 obiezioni alla decisione della Corte d’Appello e la Cassazione già in altre occasioni ha riconosciuto che io non firmavo i bilanci, non partecipavo alle decisioni dell’azienda e non avevo alcun ruolo diretto nella gestione di Mediaset”.

E’ comunque assai improbabile che Berlusconi possa finire in carcere, oltre che per l’età avanzata, anche perché i reati per i quali è imputato al processo Mediaset sono antecedenti al 2006, e quindi coperti da indulto, che leverebbe tre anni di pena ai quattro a cui è stato condannato in appello. Se fosse condannato in via definitiva per il processo Ruby, però, perderebbe il beneficio dell’indulto anche per il processo Mediaset. L’ex premier ha parlato anche del suo stato d’animo per le sue vicissitudini giudiziarie: “Non ho dormito per un mese. La notte mi svegliavo e guardavo il soffitto, ripensando a quello che mi hanno fatto” ha spiegato.

Il Cavaliere ha accennato anche dei possibili risvolti di una sua condanna sul governo: “Non farò cadere Letta, ma sarà il suo partito a farlo. Se venissi condannato, il Pd non accetterebbe di governare insieme con un partito il cui leader è agli arresti e interdetto dai pubblici uffici“. Intanto i “falchi” berlusconiani continuano a difendere a spada tratta il loro leader. Micaela Biancofiore ha fatto sapere che in caso di sua condanna il Pdl rassegnerà le dimissioni sia dal governo che dal Parlamento. Durissimo anche il commento di Fabrizio Cicchitto, per il quale “Il fatto che un Paese appartenente all’Occidente democratico come l’Italia trattenga il fiato in attesa di ciò che avverrà il 30 luglio per il processo in Cassazione riguardante il leader del centrodestra Silvio Berlusconi la dice lunga su quale situazione catastrofica può portare un prolungato (sin dal 1992) uso politico della giustizia“.