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Berlusconi, chiesta la conferma della condanna sul “caso Ruby”

Berlusconi, chiesta la conferma della condanna sul “caso Ruby”

Giornata decisamente nera, quella di ieri, per Silvio Berlusconi sul fronte giudiziario. Il sostituto procuratore generale di Milano Piero De Petris ha infatti chiesto per l’ex premier la conferma in appello della condanna inflitta con la sentenza di primo grado del “caso Ruby” a sette anni di carcere per concussione e prostituzione minorile senza le attenuanti generiche. Per il sostituto procuratore, infatti, “non vi è ragione per non chiedere di confermare la condanna di primo grado“, ed “è innegabile la severità” della sentenza, che è comunque corretta, così come non vi sono ragioni per concedergli le attenuanti generichesia per i fatti di reato contestati, sia per il comportamento complessivo tenuto dall’imputato, sia per il precedente penale della condanna per il caso Mediaset“.

Secondo De Petris, Berlusconi va ritenuto responsabile di concussione e prostituzione minorile perchè, nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, avrebbe esercitato pressioni sui funzionari della Questura di Milano, tenendo un “palese comportamento intimidatorio per “ordinare” loro di consegnare la giovane marocchina fermata per un furto alla consigliera regionale Nicole Minetti. Per il sostituto procuratore, l’ex premier ha fatto forti pressioni sui funzionari della Questura perchè era consapevole che la ragazza fosse minorenne e fosse una prostituta, così come “e‘ certa l’attività di prostituzione della minorenne presso la residenza dell’allora presidente del Consiglio“.

Ruby, ha aggiunto De Petris, era comunque minorenne e per questo “degna di tutela“, malgrado fosse comunque “dotata di notevole scaltrezza se non di intelligenza e determinata a trarre il massimo” da questa situazione. Il sostituto procuratore ha chiesto inoltre di respingere la richiesta della difesa di inviare gli atti al tribunale dei ministri, richiesta già avanzata nel processo di primo grado, perchè Berlusconi ha abusato “della sua qualità” con quella famosa telefonata in Questura, dicendo unaradicale falsità come quella per cui la giovane sarebbe stata la nipote di Mubarak, e per questo il giudizio spetta “al giudice ordinario e non al tribunale dei ministri”. 

La Procura di Bari ha invece chiesto il rinvio a giudizio per Silvio Berlusconi e per l’ex direttore dell'”Avanti” Valter Lavitola. Secondo i magistrati pugliesi, l’ex premier avrebbe infatti pagato l’imprenditore pugliese Gianpaolo Tarantini affinchè mentisse sulle escort portate nelle sue residenze estive tra il 2008 e il 2009. Tarantini, nell’ambito dell’inchiesta escort, disse che Berlusconi non sapeva che le ragazze da lui portate alle sue feste fossero pagate. L’ex premier rischia ora un processo per induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria, un reato che prevede una pena da due a sei anni di reclusione. Lavitola è accusato di concorso nello stesso reato, perchè sarebbe stato lui a consegnare materialmente il denaro di Berlusconi a Tarantini.

 

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