Il procuratore aggiunto di Roma Maria Monteleone e il pm Cristiana Macchiusi hanno chiesto davanti al giudice Costantino De Robbio una condanna a 16 anni e mezzo per Mirko Ieni, considerato il promotore del giro di prostituzione che ha coinvolto due ragazzine di 14 e 15 anni, spinte a prostituirsi da un gruppo di adulti in un appartamento del quartiere romano dei Parioli. E’ stata chiesta inoltre la condanna a sei anni per la madre di una delle due giovani, accusata di sfruttamento della prostituzione perché, stando alle indagini, prendeva una percentuale sugli incassi della figlia, mentre sono stati chiesti otto mesi per uno dei clienti, Gianluca Sammarone.
Il processo ai primi otto imputati per il giro di prostituzione minorile che ha coinvolto due adolescenti romane si svolge con rito abbreviato, che permette, in caso di condanna, di beneficiare dello sconto di un terzo della pena. Sono finiti agli arresti anche Nunzio Pizzacalla, ritenuto anch’egli promotore del giro, e i clienti Michael De Quattro, Riccardo Sbarra, Marco Galluzzo e Francesco Ferraro, accusati a vario titolo di sfruttament0 della prostituzione, cessione di droga, estorsione, detenzione di materiale pedopornografico e prostituzione minorile. E’ stata chiesta anche la condanna a quattro anni di reclusione per l’imprenditore Marco Galluzzo, accusato di aver ceduto cocaina in cambio di prestazioni sessuali.
A De Quattro, invece, è stato contestato, tra l’altro, un tentativo di estorsione per aver chiesto a una delle due adolescenti 150o euro minacciandola di diffondere un video che la riprendeva durante un rapporto se non avesse pagato.Il procuratore aggiunto Monteleone ha definito Jeni un “soggetto dalla capacità criminale pericolosa” che “non esitava a dare droga e a far prostituire donne con le quali aveva a che fare”. Il magistrato ha anche citato un’intercettazione telefonica in cui l’uomo, parlando delle due ragazzine, diceva: “Ho due str… che mi fanno guadagnare 600 euro al giorno“. Le due giovani, compagne di classe in un liceo romano, si prostituivano infatti in un appartamento di viale Parioli a Roma, poi messo sotto sequestro, per un compenso che poteva raggiungere i 300 euro a prestazione.