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Aloy di Horizon: da icona dei videogiochi alla realtà

Aloy di Horizon: da icona dei videogiochi alla realtà

Aloy è la protagonista della saga videoludica intitolata Horizon Zero Dawn che al suo secondo capitolo “Forbidden West” ha alzato un polverone ormai ben noto anche a chi di videogames magari non interessa nulla. Si perché l’eroina è sbarcata in piazza e addirittura sulla copertina di Vaniti Fair come icona delle donne. Come mai è avvenuto tutto questo? Beh la causa è riconducibile al bullismo mediatico riversato nei suoi riguardi, in particolare verso il suo aspetto.

Se nel primo capitolo della saga abbiamo una Aloy giovane, in forma, sicuramente bellissima nell’aspetto, in Forbidden West qualcuno ha invece storto il naso. Sì, perché nonostante sia ricercato sempre di più il fotorealismo, qualcuno non ha gradito alcune scelte di design. In primis è venuta fuori la questione riguardo la sua forma fisica, non più ben definita ed aggrazziata ma più robusta, tant’è che per schernire questa scelta hanno creato molti meme in cui venisse volutamente gonfiata per renderla obesa. Insomma siamo di fronte ad un caso di body shaming anche se in un contesto videoludico. Ricordiamoci che Aloy seppur viva in un ambiente che spesso regala bei paesaggi, si tratta comunque di un paesaggio ostile perché nel gioco essenzialmente bisogna sopravvivere su un pianeta dominato da una sorta di macchine animali. Dunque la robustezza, che non tende per niente alla grassezza come molti vorrebbero far notare, probabilmente è dovuta al fatto che crescere in un ambiente ostile non è che ci renda più aggraziati, ma più ruvidi anche se personalmente riteniamo che vada bene così. Le abilità di Aloy sono di gran lunga superiori a chi la critica inutilmente, cercando di schernirla su qualcosa che non è.

In secondo luogo è sopraggiunta una nuova immagine dove si mostrava in dettaglio la leggera peluria facciale che tutti abbiamo se guardati di controluce ed ecco che qualcuno non ha perso tempo a fare battute troppo sagaci al riguardo. Forse costoro dovrebbero vivere su un’isola deserta dove ci sono persone completamente glabre e prive di cervello a quanto pare. La questione ha avuto talmente risonanza mediatica che qualcuno ha deciso di dedicarle una statua nel cuore di Firenze. Ad unirsi alla battaglia contro queste assurde polemiche c’è anche Vanity Fair con il titolo “la rivoluzione” per dare una nuova immagine delle donne che si discosta dalla falsa perfezione propinata troppo spesso. A noi ci sembra assurdo già dover sentire di body shaming verso un personaggio immaginario, ma purtroppo lo scontro con la realtà è ben visibile. Forza Aloy!

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