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Allarme rapimenti in Cina, ma Internet dà una speranza

Allarme rapimenti in Cina, ma Internet dà una speranza

Una delle piaghe più diffuse in Cina è quella dei rapimenti che, spesso, non si concludono mai a lieto fine. Non è stato così, fortunatamente, per Wu Zhi Jian che aveva appena 6 anni quando è stato rapito e che, dopo 16 anni lontano da casa, ha potuto riabbracciare la sua famiglia di cui, ormai, conservava solo un vago ricordo.

Una delle poche storie a lieto fine, perché la realtà è che moltissimi bambini cinesi vengono rapiti e non faranno mai più ritorno fra le braccia dei loro genitori. Quasi impossibile quantificare i rapimenti ma, secondo le autorità locali, si parla di circa 10 mila bambini rapiti ogni anno; senza contare i casi in cui non c’è la prova del reato. Secondo il Dipartimento di Stato americano, invece, la cifra va almeno raddoppiata ed alcune associazioni indipendenti parlano di oltre 50 mila bambini cinesi – più di 4 mila al mese – che vengono fatti sparire.

Ad essere maggiormente rapiti, sono i maschi, che hanno un “valore di mercato” superiore rispetto alle femmine. Si stima, infatti, che possano raggiungere anche i 10 mila euro; mentre, le bambine costano molto di meno, perché vengono considerate un peso per le famiglie, a meno che non vengano costrette a prostituirsi.

Secondo quanto reso noto dall’agenzia di stampa “Xinhua“, le forze dell’ordine hanno scoperto dei veri e propri centri di raccolta e di smistamento di bambini. Insieme ai bambini, sono state trovate anche donne incinte che, per le precarie condizioni economiche, accettano di vendere i propri figli. Un disgustoso traffico di bambini che avviene dagli anni ’80 senza che nessuno riesca a fermarlo, perché a guadagnarci sono i medici, le mamme, i trafficanti, gli intermediari ed anche gli orfanotrofi.

Il traffico di esseri umani è sempre esistito. Si compravano i bambini maschi per ragioni familiari o per rimpiazzare la nascita di una bambina. Oppure, se non ci si poteva permettere una moglie, si comprava una bambina. Solo quando gli orfanotrofi si aprirono alle adozioni internazionali, questo divenne un vero e proprio business. Ogni anno, scompaiono più di 30 mila bambini registrati e, spesso, vengono venduti agli orfanotrofi“.

Ha spiegato Xue Xinran, giornalista e scrittrice. La maggior parte dei genitori non si arrende mai, perché spera sempre di poter riabbracciare il proprio figlio ed è per questo che è nato il sito webBaobeihuijia” che, letteralmente, significa “Tesoro, torna a casa“. Internet è diventato, infatti, l’unico strumento nelle mani dei familiari per non perdere del tutto la speranza. Sono milioni le foto dei bambini scomparsi, le denunce, gli appelli di madri e padri, così come quelli degli stessi rapiti che, una volta diventati adulti, cercano di rimettersi in contatto con la propria famiglia, grazie al web.

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