Fukushima è costantemente nelle preoccupazioni di un Giappone in condizioni economiche disastrose. Colpito da un maremoto devastante e con la crisi economica incalzante il paese asiatico deve continuamente fare i conti con l’incidente nucleare sul suo territorio diventato il peggiore di sempre. Secondo gli ultimi rilevamenti il reattore numero 2 si sarebbe riacceso spontaneamente.
A riferirlo è la Tepco, l’azienda che gestisce la centrale di Fukushima e molte altre nel paese, che ha diffuso la notizia che nel secondo reattore la reazione di fissione nucleare sarebbe ricominciata già nelle prime ore di ieri; tuttavia non ci sarebbe nulla di preoccupante, infatti secondo Emilio Santoro, esperto dell’Enea sarebbe un fenomeno parziale “che può verificarsi in particolari condizioni di densità e distribuzione geometrica del combustibile rimasto all’interno del reattore“.
L’allerta era all’inizio molto maggiore, temendo che l’emissione di Xenon 133 e Xenon 135, gas molto velenoso che viene prodotto durante le normali condizioni di fissione, potesse significare qualche nuovo pericolo che covava sotto le ceneri. “Poichè questo gas decade in tempi molto rapidi è impossibile che i livelli rilevati adesso siano quelli rilasciati nell’incidente del marzo scorso” ha detto un funzionario della Tepco rassicurando la stampa.
Il fenomeno sarebbe quindi legato ad una reazione partita spontaneamente con il combustibile residuo che era rimasto nel reattore durante le operazioni di messa in sicurezza. Si è deciso, nonostante la ribadita non pericolosità dell’evento, di iniettare acido borico all’interno del circuito di raffreddamento, a scopo cautelativo. In tal modo si potrà provvedere a spegnere la reazione che con ogni probabilità riguarda solo una piccola parte dell’intero reattore.
In questi giorni in Giappone si svolgeranno diverse manifestazioni a Tokyo e nelle principali città del paese per protestare contro il nucleare e convincere il governo a dirottare i fondi ad esso dedicati per investire in energie rinnovabili e pulite. Anche se oggi come oggi, con la ricostruzione economica ancora in corso, sarà assai difficile che queste richieste trovino attuazione.