I neutrini non sono più veloci della luce. Due anomalie metterebbero in discussione una tesi avanzata qualche mese fa e che aveva destabilizzato le certezze degli scienziati di tutto il mondo, che facevano affidamento, come ben saprete, alle posizioni in merito di Albert Einstein. Le due imperfezioni riguarderebbero, dunque, un interruttore né acceso né spento e un orologio atomico non calibrato alla perfezione. Il paradigma scientifico, però, ora fa un passo indietro e ritorna al 23 settembre 2011, quando appunto era stato appurato che i neutrini fossero più veloci della luce. A parlare di errore anche diverse riviste specializzate del settore come Science: nella pratica, però, la questione è molto più spigolosa e complessa da spiegare a parola e il dibattito intorno a questo tema di certo non si conclude qui.
Antonio Ereditato, coordinatore della collaborazione Opera presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare ha dichiarato in merito quanto segue: “Come abbiamo avuto i nostri dubbi all’inizio, li abbiamo ancora. Abbiamo lavorato intensamente per cercare la causa di questa anomalia“. A settembre fu dimostrato dagli studiosi come i neutrini viaggiassero con 60 nanosecondi di anticipo rispetto alla velocità della luce. Il mondo accademico e scientifico, come potrete immaginare, fu travolto da una novità che faceva barcollare i pilastri della scienza.
Venne messa in discussione, dunque, la teoria della relatività di Einstein ma anche l’intero campo della fisica, anche se non tutti i ricercatori e i fisici aderirono a questa nuova visione del mondo. Le perplessità, come afferma Ereditato, ci sono state fin da subito. Ecco le sue parole: “nella totale e responsabile trasparenza e onestà, presentiamo questi nuovi dati con lo stesso livello di dubbio con cui nel settembre scorso avevamo annunciato l’anomalia nella misura della velocità dei neutrini. Bisogna mantenere la calma perché nemmeno adesso abbiamo la certezza”. I ricercatori hanno chiesto al Cern di Ginevra la disponibilità ad inviare ai Laboratori del Gran Sasso un altro fascio di neutrini, affinché l’esperimento venga ripetuto senza interferenze.