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Steve Jobs: una vita per sognare, una morte per restare leggenda

Steve Jobs: una vita per sognare, una morte per restare leggenda

Come si fa a descrivere la vita di una persona come Steve Jobs? Forse è possibile farlo con parole isolate, come in questi momenti fanno milioni di altre persone nel mondo: “guru” dice chi ne seguiva il credo, “genio” chi ne ammirava l’ingegno, “visionario” chi è rimasto stupito dalle mille sorprese con le quali ha incantato il mondo.

Steve Jobs era però solo un uomo che cercava se stesso, un uomo semplice, che proprio per la stessa semplicità che gli ha fatto scegliere una mela come simbolo di un’azienda multimiliardaria ha lasciato il segno nella storia mondiale.

Nacque il 24 febbraio del 1955 a San Francisco, dove la vita gli riserva la prima di tante difficoltà quando è appena nato: sua madre non crede di poterlo crescere e lo da in adozione. Viene quindi preso da Paul e Clara Jobs, che lo crescono in condizioni di vita modeste, ma con l’affetto che Steve non dimenticherà mai.

Fin dall’infanzia la sua è una mente creativa e tormentata, un carattere difficile e spigolo, capace di un carisma eccezionale, ma anche di eccessiva sicurezza di se che lo portava ad allontanare gli altri. A soli 12 anni costruisce tutto da solo un contatore di frequenza. Per farlo contatterà Bill Hewlett (fondatore della Hewlett-Packard) e gli chiederà i pezzi necessari, una volta ottenuti passerà l’estate a comporre e studiare il tutto. Iniziò l’univeristà, una delle condizioni poste dalla sua madre biologica per l’adozione era proprio che lui la frequentasse, ma la abbandonò dopo soli sei mesi. 

In seguito affermerà che quella fu la decisione migliore che potesse prendere. Continuò a frequentare i corsi in maniera informale per 18 mesi, tempo nel quale Steve Paul Jobs si guadagnò da vivere alla buona, ma seguì soltanto corsi che lo interessavano e sviluppando la sua creatività. Lui stesso sostiene che senza il corso di calligrafia, che all’epoca non gli dava certo il pane quotidiano, i Mac costruiti poi da lui e Wozniak non avrebbero mai avuto font così dettagliati e ben fatti, quindi poichè windows li avrebbe poi copiati dai Mac il mondo non avrebbe mai conosciuto programmi di scrittura come “Word”!

Ma è ancora presto per parlare di Mac e di Apple, Steve comincia a lavorare nel 1974 per Atari, dove non lega con i colleghi ed il suo superiore è costretto a metterlo nel turno di notte per evitare litigi inopportuni:I tecnici del laboratorio non gli piacevano. Lo trovarono arrogante e impetuoso” riportò anni dopo Al Alcorn (il suo superiore).

A soli 20 anni Steve era ancora irrequieto e le molte questioni irrisolte del suo io lo portano a viaggiare verso l’India, dove rimase per circa sei mesi. Tornato a casa cercò la sua madre naturale. Visse numerose esperienza mistiche ed ammise di aver provato alcune droghe come LSD. Ma Steve Jobs non si innamorò di queste sostanze e dopo aver vissuto brevemente in una comunità tornò e come traccia di questa esperienza ebbe solo un po’ più di saggezza ed una dieta vegetariana.

Nel 1976 nasce Apple! Insieme al suo socio Wozniak fonda l’azienda nel garage della casa dei suoi genitori. La scelta di avere come simbolo la mela morsicata non è niente di complicato, un omaggio al simbolo che si rincorre nella storia, da quella di Eva nel racconto biblico a quella di Newton che ispirò la “gravitazione universale”. Un simbolo elementare eppure così pieno di significato, come Steve del resto.

A 23 anni Steve Jobs guadagna il suo primo milione di dollari ed è lanciato come un missile verso una carriera che può solo andare verso l’alto. A 25 anni arriva ad essere un multimilionario da 100 milioni di dollari e nel 1984 nasce il Macintosh, ispirato allo Xerox Alto. Tuttavia ancora una volta la vita risveglia Steve dal suo sogno a forma di mela e nel 1985 viene letteralmente licenziato dalla sua stessa società! Questo capitolo amaro della storia del di Jobs fu causato dal contrasto con John Sculley, ex presidente della Pepsi cola, il quale entrato per dirigere la società non lo considerava abbastanza maturo per gestire un’azienda di quella portata e grazie al consiglio d’amministrazione vinse il braccio di ferro.

Ma così come non c’è luce senza tenebra e giorno senza notte, anche per Steve questo calice amaro era necessario. All’inizio rimase distrutto ed i suoi amici e parenti confermarono che il giorno dopo la conferenza stampa in cui annunciò le sue dimissioni fu la prima volta in cui lo videro piangere; ma sotto la cenere la fiamma non era ancora spenta e Steve Jobs non era pronto a farsi da parte. I 20 milioni di dollari ottenuti per la cessione della sua quota azionaria non li utilizzò insieme alle altre sue fortune per una pensione dorata: nel 1988, all’età di 33 anni, nasce NeXT.

In effetti la nuova creatura con la quale Steve sperava di ricostruire da capo e senza costrizioni il sogno Apple non riuscì mai a decollare davvero ed in 5 anni venderà “solo” 50000 esemplari; tuttavia per giudicare le azioni di un uomo come lui non è possibile limitarsi a guardare il momento, l’attimo, ma è necessario: “mettere insieme i punti” come disse lui stesso durante il celeberrimo discorso ai laureati dell’università di Stanford.

Apple infatti naviga in cattive acque, dopo essere stata al secondo posto come vendita di Pc nel 1980 adesso rappresenta appena il 7% del mercato, ma Steve aveva i suoi progetti ed Apple non era ancora pronta ad ammettere l’errore. Quindi Jobs comprò la “Pixar”, con la quale ha la geniale intuizione che l’informatica giungerà nei cartoni animati e senti senti che succcede: “nel 1991 produrrà con la Disney tre cartoni animati diventati un caposaldo delle nuove generazioni dell’animazione: Toy Story, Mosters&Co e Alla ricerca di nemo!”

A questo punto il mondo, che aveva archiviato il presunto “ex genio” Steve Jobs è pronto ad ammettere che senza di lui manca qualcosa. La Apple compra per 400 milioni di dollari NeXT ed il fondatore della società torna a casa. Contemporaneamente Bill Gates foraggia la Apple con il capitale Microsoft (che in quel periodo sembrava avviarsi al monopolio), questo permetterà alla compagnia di recuperare la fiducia dei mercati: il terreno è pronto per qualche nuovo colpo di scena e Steve non tarda a servirlo.

L’iMac sembrava essere una rivoluzione così straordinaria che forse rappresentava l’apice della carriera e dell’inventiva di Steve Jobs e con il nuovo millennio Apple diventa una delle aziende più redditizie del pianeta, con flussi di denaro superiori a quelli degli Stati uniti. Ma la storia non impara mai che sottovalutare Steve Jobs è sempre un errore, quindi nel 2002 presenta per la prima volta l’iPod! Le presentazioni di Steve sono già ammirate ed apprezzate per l’eleganza e l’eloquenza con cui il fondatore di Apple le dirige, ma se con esse si presenta lo strumento che rivoluziona il modo di ascoltare la musica di tutto il mondo… si finisce davvero con l’essere creduti una specie di messia, di “Guru”.

Ed è come guru che Steve viene visto per gli anni a venire, capace di predire le esigenze del mercato e quando non le predice di “crearle”! Ma ancora una volta la vita gli gioca un tiro mancino. Nel 2004 viene annunciato, come un fulmine a ciel sereno, che Jobs ha un tumore al pancreas, i medici gli danno 6 mesi di vita.

Ma la tempra di un uomo come lui non può essere spezzata così facilmente ed un anno dopo è ancora in piedi e davanti alla platea dei neolaureati della Stanford spiega: “tempo fa lessi una frase che suonava così: se vivrai un giorno come se fosse l’ultimo, sicuramente prima o poi avrai ragione. Per questo negli ultimi 33 anni mi sono guardato alla specchio chiedendomi: se dovessi morire oggi farei quello che ho in mente di fare? Quindi tutte le volte che mi rispondevo di no per troppi giorni di fila capivo che qualcosa non andava (…) Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che avete qualcosa da perdere (…) Siate affamati, siate folli!”

Nonostante la malattia, che continua ad affliggerlo nel 2006 firma la fortunata unione di Pixar e Disney, divenendone il principale azionista. Nel 2007 nasce l’iPhone, destinato a cambiare il concetto stesso di telefono cellulare, nonchè l’approccio con cui l’utente si rapporta ad internet: la “mobile generation“.

Nel 2008 le sue condizioni si aggravano a tal punto che è costretto a smentire personalmente la sua dipartita: “la notizia della mia morte è molto esagerata”. Continua a peggiorare, ma nonostante il trapianto di fegato, per cui ringrazia pubblicamente il donatore morte in un incidente d’auto, continua a presentare i prodotti Apple ed a lavorare instancabile. Ogni volta che si accenna ad un suo ritiro dalla società Apple le azioni calano a picco e ad ogni smentita tornano a livelli record. Apple è Steve Jobs e Steve Jobs è Apple.

Siamo alle scene finali, l’ultima apparizione pubblica il 7 giugno per la presentazione dell’iCloud, appare molto provato seppure ancora tenace. In una lettera del 25 agosto scriverà alla comunità Apple: “ho sempre detto che se il giorno in cui non potevo adempiere ai miei doveri sarebbe arrivato, come capo di Apple sarei stato il primo a dirlo”. Ma Apple è solida e sebbene Steve sia insostituibile, il suo fondatore ha insegnato alla compagnia a camminare senza di lui. Muore oggi, 6 ottobre 2011… sipario.

Il presidente Obama lo omaggia definendolo “visionario”, termine ovviamente usato nella sua accezione più positiva. Zuckerberg scrive su Facebook che ha dato un contributo importantissimo al mondo, che rimarrà più povero senza di lui. Bill Gates lo saluta come rivale, collega, ma specialmente come l’amico di metà della sua vita.

Il cancro al pancreas non ha però vinto la sua battaglia… è sempre Steve il vincitore nonostante tutto. Lui infatti non considerava la morte come qualcosa di negativo, anzi, per lui la morte livella gli uomini e porta l’innovazione, il cambiamento, il miglioramento. Tutte queste cose lui le ha vissute per se stesso e per gli altri. Ha vissuto con una vita semplice per poter sognare (e quanti sogni ha fatto vivere  al mondo!), ma con la sua morte potrà restare per sempre leggenda. Addio Steve.

Steve Jobs: una vita per sognare, una morte per restare leggenda

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