Non si è fatta certo attendere la risposta della Corea del Nord all’accordo fra Washington e Seul per l’ampliamento delle capacità balistiche della Corea del Sud, minacciata da Pyongyang.
La Corea del Nord ha dunque immediatamente dichiarato di avere a disposizione nel proprio arsenale missili strategici a lunga gittata in grado di colpire non solo le basi sudcoreane (definite “forze fantoccio”) e quelle americane situate in Corea del Sud, ma addirittura gli stessi USA.
”Non nascondiamo che le forze armate rivoluzionarie, incluse quelle strategiche missilistiche – ha dichiarato oggi il portavoce nordcoreano della Commissione nazionale di Difesa – stiano tenendo gli obiettivi di colpire non solo le basi delle forze fantoccio e le basi delle forze imperialiste di aggressione degli Stati Uniti sulla inviolabile terra della Corea, ma anche il Giappone, Guam e il territorio degli Stati Uniti”.
La sproporzione fra la dotazione bellica della Corea del Sud e quella dichiarata dalla Corea del Nord è impressionante. Con l’accordo siglato domenica scorsa con il governo americano, Seul potrà contare sull’estensione della gittata dei propri missili da 550 a 800 Km nei prossimi 5 anni, poco più del doppio dell’attuale portata, con un carico utile massimo di 500 kg. Pyongyang invece sta lavorando ad un programma potenzialmente in grado di lanciare missili intercontinentali fino a circa 7.000 km. Ad oggi tuttavia le prove di lancio effettuate dalla Corea del Nord per testare la portata effettiva dei propri vettori balistici non hanno ancora prodotto risultati positivi. Ad aprile 2012 infatti la Corea del Sud ha lanciato l’allarme per il lancio da parte del governo nordcoreano di quello che ufficialmente sarebbe dovuto essere un satellite meteorologico da mettere in orbita, ma che gli analisti di Seul, in accordo con quelli americani, ritenevano fosse il test finale di un missile nucleare intercontinentale: il lancio si è poi rivelato un flop e il razzo è caduto in mare un minuto dopo.