Come tutti i martedì, anche quest’ennesima puntata di Ballarò è stata preceduta dalla ormai attesissima copertina del comico genovese Maurizio Crozza. Dopo aver interagito con alcuni degli ospiti della puntata, tra cui il ministro dell’ambiente Clini, il sindaco di Verona Flavio Tosi, e Gugliemo Epifani, noto sindacalista. Uno degli argomenti principali affrontati nella puntata del 13 marzo riguarda i partiti, che si intreccia con un esplicito riferimento al Premier Incaricato Mario Monti che, secondo Crozza, avrebbe arrestato la sua efficace azione di governo nel momento di riformare la RAI, il servizio pubblico radiotelevisivo, proprio per esigenze partitiche, perché il Parlamento, nello specifico il Pdl, si è trincerato dietro le parole del segretario del Pdl stesso Angelino Alfano che ritiene la riforma della Rai non urgente. Il 92% degli italiani, secondo un sondaggio letto da Crozza, non si fida più dei partiti, ormai non esprimenti più la volontà popolare.
Polemica nei confronti di Luigi Lusi, tesoriere della Margherita, che avrebbe sottratto al partito 20 milioni di euro, ma che nella trasmissione di Michele Santoro, ha affermato che la vicenda giudiziaria che lo vede indagato “è una partita molto più grande che fa saltare il centrosinistra. Quando su di me uscirà fuori ulteriore merda che servirà a screditarmi definitivamente non ci sarà più una domanda da porsi. Io eseguivo ciò che mi veniva detto – ha aggiunto – ed evidentemente per loro ero affidabile”.
Come possono i partiti rappresentare il popolo? Crozza se lo domanda, facendo riferimento al tasso di interesse dell’1,57% riservato per i mutui di onorevoli e parenti di onorevoli, quando il normale tasso per un “elettrauto” senza conoscenze importanti, citando Crozza stesso, sarebbe di circa il 9%. Come può il popolo sentirsi rappresentato quando un consigliere comunale guardagna, secondo un’inchiesta condotta da Repubblica, 100 euro al minuto. Ci sono persone che 100 euro le guadagnano a settimana, forse. Meglio riderci su, ma sempre con un velo di malinconica spinta alla riflessione.