Un incendio divampato in un carcere in Honduras ha provocato la morte di 357 detenuti. Una tragedia che ha sconvolto centinaie di famiglie in tutto il Paese. Il bilancio delle vittime è ancora provvisorio: potrebbero essere ulteriori decessi col passare delle ore. Intanto gli agenti stanno recuperando i corpi ormai senza vita dei carcerati, morti in prevalenza per soffocamento da fumo. Secondo Lucy Marrder, responsabile dei locali servizi di medicina legale, il conteggio delle vittime si è basato sul numero di quanti non hanno risposto all’appello che è stato effettuato, non appena i vigili del fuoco sono riusciti a domare le fiamme che si sono sviluppate nella struttura. Pertanto, potrebbero essere stati inclusi dei detenuti che forse sono riusciti ad evadere prima che il fuoco entrasse nelle celle. I soccorsi, inoltre, sarebbero stati ritardati per motivi di sicurezza: nella prigione, infatti, sarebbero stati sparati dei colpi d’arma da fuoco.
Va detto che il carcere in questione poteva contenere massimo 450 detenuti, a fronte degli 850 che erano effettivamente reclusi. La capienza reale, dunque, non è stata rispettata. Il penitenziario è ubicato a Comayagua: nell’incidente è morta anche una donna che si trovava nella struttura per altri motivi. Danilo Orellana, direttore del carcere, ha dichiarato che l’incendio probabilmente si è sviluppato dolosamente per mano degli stessi detenuti che, attraverso quest’azione, avrebbero voluto mettere in piedi una rivolta o scompiglio. Non si può escludere l’ipotesi di un guasto tecnico. L’identificazione dei corpi recuperati richiederà molto tempo: infatti, i cadaveri presenti nella struttura erano in gran parte carbonizzati. Non è la prima volta che in Honduras si verifica un evento simile: nel maggio del 2004, infatti, un incendio uccise 107 persone nel carcere di San Pedro. A prescindere dalla dolosità o meno degli incendi, ciò che emerge il sovraffollamento delle carceri, grande piaga degli istituti di pena di questa nazione del centro-America e non solo.