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“Non hai le palle”: la Cassazione decide che è reato dirlo

“Non hai le palle”: la Cassazione decide che è reato dirlo

D’ora in poi dovremo stare davvero attenti ad ogni parola pronunciata e se, nel corso di un litigio, ci rivolgiamo alla persona con la quale stiamo interloquendo animatamente dicendole “Non hai le palle“, dovremo anche ricordarci che stiamo commettendo un reato. Nonostante l’evoluzione del linguaggio verso la volgarizzazione di alcune espressioni linguistiche tipiche, la Suprema Corte di Cassazione ha stabilito che chi pronuncia quelle parole si appresta commettere il reato di ingiuria. E questo non perché si vada a mettere in discussione la virilità del nostro antagonista verbale, quanto la sua determinazione e la sua coerenza.

La Cassazione ha annullato, con rinvio al giudice civile, l’assoluzione pronunciata dal tribunale di Potenza nei confronti di un giudice di pace di Brindisi. L’uomo era accusato di ingiuria ai danni di un avvocato, per avergli rivolto la suddetta frase incriminata nel tribunale di Taranto. Il giudice del merito, considerando il fatto che l’imputato e la parte offesa sono cugini, aveva drasticamente ridimensionato la diatriba riducendolo al rango di contesa familiare.

Per la quinta sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, con sentenza n.30719:

A parte la volgarità dei termini utilizzati, l’espressione ha una evidente e obiettiva valenza ingiuriosa, atteso che con essa si vuole insinuare non solo e non tanto la mancanza di virilità del destinatario, ma la sua debolezza di carattere, la mancanza di determinazione, di competenza e di coerenza, virtù che, a torto o a ragione, continuano ad essere individuate come connotative del genere maschile.

Inoltre, il fatto che l’ingiuria è stata pronunciata in un “contesto lavorativo”, quello dell’ufficio giudiziario, “a voce alta” ed era “udibile anche da terze persone”, andando a sfiorare “il pericolo di lesione della reputazione” della parte offesa, il quale “non poteva essere aprioristicamente escluso sulla base di una pretesa evoluzione del linguaggio e volgarizzazione delle modalità espressive”.

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