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Lega Araba sospende la Siria

Lega Araba sospende la Siria

Dopo la denuncia delle associazioni per i diritti umani non si ci aspettava una così pronta reazione da parte della Lega Araba, la quale ha annunciato che il via libera per la Siria è stato già preparato per il 16 novembre. La misura, secondo quanto diffuso in una nota dell’associazione pan-Araba viene presa per porre fine alle violenze che la Siria aveva accettato di interrompere già dopo l’incontro del 2 novembre scorso.

La Siria avrebbe dovuto ritirare i tank dalle strade e rilasciare i detenuti per sole ragioni politiche, misure salutate con gioia dai manifestanti siriani, ma che sono state promesse e mai attuate dai funzionari del dittatore Bashar Assad.

Damasco dal canto suo ha definito questo provvedimento illegale e dettato solo da una sottomissione codarda degli stati arabi nei confronti delle potenze occidentali, che mirano solo a sfruttare l’occasione per aumentare la propria presa sulla regione.

La misura non ha visto divisioni all’interno del summit dei ministri degli Esteri arabi, che all’unanimità hanno approvato la sospensione della Siria fino a che non attuerà le promesse fatte in precedenza. Secondo l’assemblea una simile misura non sarebbe stata già presa in considerazione prima solo perché alcuni paesi ritenevano che questo spingesse ulteriormente Bashar Assad ad inasprire la sua repressione nei riguardi della popolazione inerme.

La situazione rimane grave nonostante questo risultato, che potrebbe portare presto all’approvazione di una no fly zone come quella messa in atto in Libia dall’Onu. Ad oggi i cannoni dell’esercito governativo siriano continuano a bombardare Homs e ci sono state nuove vittime anche durane i violenti arresti messi in atto in tutto il paese.

Lo Yemen è lo stato che meno ha sostenuto questa sospensione, mentre l’Iraq, il più vicino al paese in guerra civile, si è astenuto, probabilmente per cautelare i propri confini dal conflitto, sebbene sia evidente che Assad non avrebbe mai le risorse per un simile attacco, che invece avrebbe effetti devastanti e permetterebbe addirittura un attacco diretto dall’Onu.

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