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Varani, l’autopsia: “Morto per le sevizie, coltellata non fu fatale “

Varani, l’autopsia: “Morto per le sevizie, coltellata non fu fatale “

Luca Varani, il giovane di 23 anni ucciso venerdì 4 nella casa romana di Manuel Foffo da quest’ultimo e da Marco Prato durante un festino a base di alcool e cocaina, non sarebbe morto per la coltellata al cuore, ma, secondo i primi risultati dell’autopsia, per le sevizie e le ferite a lui inflitte. Nell’interrogatorio di garanzia di mercoledì, Foffo e Prato si sono accusati a vicenda della coltellata, mentre giovedì Foffo, che aveva chiesto di essere sentito di nuovo dal pm Francesco Scavo, titolare dell’inchiesta, ha affermato: “Prato ha detto una serie di bugie. E io non sono un predatore sessuale”. Il gip Riccardo Amoroso, in serata, ha firmato l’arresto di entrambi, aggravando il fermo iniziale e parlando di “fredda ideazione, pianificazione ed esecuzione di un omicidio efferato, preceduto da sevizie e torture, senza altro movente se non quello apparente di appagare un crudele desiderio di malvagità”.

La Procura contesta ai due assassini le aggravanti di premeditazione, crudeltà e motivi abietti sulle quali, però, non è stato possibile ancora decidere a causa delle “importanti divergenze” nelle versioni da loro fornite. Sia Foffo che Prato, però, hanno confessato un particolare agghiacciante: avrebbero dormito abbracciati sul letto dopo aver massacrato Varani, a pochi metri dal cadavere di quest’ultimo. Gli inquirenti ritengono “credibile” la versione di Foffo, perché si è assunto una “responsabilità schiacciante“. Egli avrebbe inoltre confessato che lui e Prato avevano deciso di “fare del male a qualcuno solo per vedere che effetto faceva” già 48 ore prima del delitto, e, secondo gli investigatori, avrebbero poi consumato litri di superalcolici e più di 1500 euro di cocaina e inviato messaggi identici a 23 persone, nei quali promettevano denaro in cambio di sesso. Solo Varani, però, avrebbe risposto, e i due lo avrebbero scelto anche perché considerato più debole, sottomesso e disponibile.

Prato, invece, avrebbe raccontato: “Manuel era come impazzito, mi ha chiesto prima di versare un farmaco nel bicchiere di Luca e poi dopo che questo aveva cominciato a stare male mi ha chiesto di ucciderlo: “Questo stronzo deve morire”, urlava in preda a un improvviso e insensato odio e repulsione verso Varani“. Egli avrebbe spiegato di aver partecipato al delitto perché “ero infatuato di Manuel e ho cercato di assecondare la sua follia omicida, obbedendo in modo passivo alla sua richiesta di strozzarlo”, ma, non riuscendovi a mani nude, sarebbe poi intervenuto Foffo, colpendo la vittima con un martello. Gli inquirenti stanno ora svolgendo accertamenti sulle celle telefoniche per capire quante persone siano passate per la casa di quest’ultimo, nel quartiere Collatino, tra mercoledì e venerdì, prima che si consumasse l’atroce delitto, che al momento sarebbero tre, oltre ai protagonisti della vicenda.

Si starebbe cercando in particolare una ragazza bionda sui 25 anni che avrebbe incontrato Varani un paio d’ore prima di essere ucciso, venerdì mattina verso le 7.30, sul treno Viterbo-Roma Ostiense, mentre questi si stava recando all’appuntamento con i suoi aguzzini, e anche un’altra persona che avrebbe visto la vittima quella mattina. Intanto Ledo Prato, il padre di Marc, ha scritto sul suo blog e sul suo profilo Facebook una lettera intitolata Sono sempre io, nonostante tutto“, in cui, tra l’altro, afferma: “Qualche volta ci attribuiamo capacità che non abbiamo e l’esempio di una vita condotta ispirandosi ai valori dell’onestà, del rispetto della vita propria, e di quella altrui, che ci è stata donata e di cui non siamo padroni assoluti, si scontra con contesti difficili, rapporti umani alterati, scelte non sempre condivisibili, disvalori che cancellano valori e sembrano vanificare la missione di una vita a cui hai dato tutto, senza risparmio”. La lettera si conclude poi con la frase Che Dio aiuti quanti ne hanno bisogno”. 

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