Una prostituta nigeriana uccisa dal compagno a causa della folle gelosia: è la trama di un libro, ma è anche quanto davvero accaduto lo scorso febbraio ad opera dell’autore stesso.
Stando alle accuse dei Carabinieri, Daniele Ughetto Piampaschet, disoccupato di 34 anni di Giaveno, in provincia di Torino, a novembre dello scorso anno ha ucciso a coltellate Anthonia Egbuna, nigeriana ventenne, perché quest’ultima non intendeva lasciare la strada. Il corpo della donna è stato poi ritrovato dopo tre mesi, sulle rive del Po, a San Mauro, a pochi chilometri da Torino. Il cadavere mostrava i segni evidenti di 20 coltellate, mentre nel libro l’omicidio avviene con un colpo di fucile.
Il manoscritto, ritrovato a casa della donna durante le perquisizioni ad opera dei Carabinieri, è intitolato “La rosa e il leone” e presenta alcune analogie con la vita della vittima, quali il nome stesso della protagonista, Anthonia, e i luoghi in cui si prostituiva, Torino e Carignano.
Il libro ha portato i militari sulle tracce dell’autore, Daniele Ughetto Piampaschet, arrestato giovedì scorso a casa dei genitori appena dopo il rientro da Londra, dove ha fatto il volontario per le Olimpiadi e intendeva trasferirsi definitivamente.
Piampaschet è stato raggiunto da un‘ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Torino il quale, come richiesto dal sostituto Procuratore della Repubblica Vito Destito, gli contesta i reati di omicidio volontario premeditato e occultamento di cadavere.
Gli inquirenti hanno individuato la presunta data dell’omicidio di Anthonia Egbuna nel giorno 28 novembre, data in cui si interrompono di colpo i rapporti telefonici fra la vittima e l’accusato, che prima erano piuttosto frequenti.
Laureato in filosofia, Piampaschet nutre una profonda passione per la scrittura e per la Nigeria, che è il luogo di origine dei protagonisti di alcuni suoi racconti inediti. L’uomo ha anche alle spalle tre anni di matrimonio con una donna nigeriana, con la quale è stato sposato dal 2003 al 2006.
Di fronte al pm e al gip Massimo Scarabello, l’imputato, assistito dall’avvocato Stefano Tizzani, si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma durante la prima notte in carcere ha scritto un memoriale in cui ammette di aver avuto una relazione con Anthonia Egbuna, ma non di averla uccisa.