Il governo guidato da Mario Monti inizia a pensare a delle misure di liberalizzazione per ciò che attiene alcuni servizi. I taxi non verranno toccati (il professore, evidentemente, tema accada la rivolta di qualche anno fa), mentre delle farmacie si può discutere. L’obiettivo del nuovo esecutivo è la libera vendita dei farmaci di Fascia C nelle parafarmacie e nella grande distribuzione nei comuni che abbiano più di 15.000 abitanti. Il Pdl vorrebbe limitare questa liberalizzazione mentre, mentre il Pd è pronto ad accentuarla ancora.
Manco a dirlo, le farmacie promettono battaglia. Tutto normale, in un paese, il nostro, in cui “concorrenza” e “liberalizzazioni” sono considerati degli insulti dalle varie caste. Durissime le parole di Annarosa Racca, presidente di Federfarma: “E’ un momento triste per la farmacia italiana, ma lo è anche per il nostro paese. Questa manovra non va verso i cittadini, che così perderanno il loro presidio sul territorio e non avranno più una farmacia vicino a casa”. Per la Racca, con la liberalizzazione dei medicinali in fascia C con ricetta, “le farmacie più piccole moriranno subito, mentre le più grandi dovranno ridurre i servizi”. Secondo le stime fatte da Federfarma, c’è il rischio che 18mila professionisti rimangano senza lavoro.
Per Federfarma, che minaccia lo sciopero se il governo Monti non cambierà rotta, la soluzione migliore sarebbe quella di aumentare le farmacie del 10%, attraverso concorsi per titoli. Ma “non possiamo accettare – dice ancora Annarosa Racca – che in Italia la ricetta medica esca dalla farmacia per andare nella grande distribuzione”.