Inizialmente era stato imposto il silenzio nei suoi riguardi. Parliamo del temibile virus dell’influenza aviaria, H5N1, reso mutante dai ricercatori statunitensi e che in futuro potrebbe trasportare l’infezione da uomo a uomo. Quel che è certo è che oggi il virus non si trasmette neppure da mammifero a mammifero con una certa facilità e quindi, per ora, non può essere considerato certo un virus dalla rapida trasmissione così come ad esempio il raffreddore.
Sta di fatto che quest’eventualità è tutt’altro che remota. Per cercare di capire i meccanismi molecolari di un’azione in questo senso, i ricercatori hanno manipolato in laboratorio l‘H5N1, osservandone la trasmissione tra i furetti. I risultati furono tenuti segreti e, alle principali riviste scientifiche come Science e Nature, fu impedito di divulgare i dettagli relativi alla variante del potente virus, per paure legate al bioterrorismo.
Ora il silenzio non c’è più e Science ha dedicato proprio la sua copertina allo studio sul mutato H5N1. In sintesi i ricercatori hanno verificato in che misura il virus mutato potesse trasmettersi via aerea da furetto a furetto, precisamente da furetto ammalato a furetto sano. Mettendo così gabbie con furetti ammalati vicino a gabbie con furetti sani (ma non a contatto diretto), la maggior parte dei furetti sani si è ammalata, ma è poi guarita.
Gli unici furetti ai quali il virus è costato la vita, sono stati quelli a cui il virus è stato iniettato direttamente in gola e in dosi elevati. In seguito all’esperimento, i ricercatori hanno sequenziato il virus riuscendo a dimostrare che cinque mutazioni genetiche avevano reso la trasmissione del virus più efficace. Precisamente: tre quelle iniziali, che sono state introdotte dai ricercatori e due che si sono selezionate durante il passaggio da furetto a furetto.
Quattro mutazioni interessano l’emoagglutinina (Ha), una proteina di superficie che aiuta il patogeno a entrare nella cellula ospite, mentre la quinta mutazione ha riguardato la polimerasi 2, l’enzima che permette la replicazione del genoma. La ricerca cambia dunque i risultati su ciò che si immaginava in precedenza a proposito del virus. Come spiegato su Science, infatti, prima si pensava che il virus H5N1 dovesse prima ricombinare il suo DNA con quello di un altro virus dell’animale ospite, per poter scatenare una pandemia. Questa ricerca mostra che tal passaggio non è poi così fondamentale.
Science, che ha dedicato ampi articoli ai risultati della ricerca, ha anche riportato che i farmaci e i vaccini attualmente disponibili contro l’H5N1 sono efficaci nei furetti. Pertanto potrebbero esserlo anche negli uomini, previ ulteriori studi scientifici.