Sono trascorsi quasi due anni dal fine mandato in Italia dell’Ambasciatore d’Israele Ofer Sachs. L’evento per il brindisi di saluto si è tenuto il 25 luglio 2019 presso lo Studio Legale e Tributario Tonucci&Partners con gli avvocati Barbara Pontecorvo, Mario Tonucci, Giorgio Altieri e Alessandro Varrenti. Una buona occasione per fare un resoconto sui successi di Sachs, sul graduale rafforzamento delle relazioni economiche e scientifiche tra Italia e Israele negli ultimi anni. A proposito di scienza e innovazione: cosa abbiamo imparato da Israele sulla Startup Nation?
Per chi non lo sapesse, la Startup Nation è un hub di innovazione, ricerca e sviluppo, un modello da cui trarre ispirazione per guardare al futuro della nostra società.
In realtà, Ofer Sachs la chiama anche “Lab NationSmartScope’” perché un’intera nazione si può osservare come un laboratorio di sviluppo in ambito tecnologico e innovativo: dal Digital HealthCare al FinTech, dall’E-Commerce all’AgTech, una nazione è composta da macro-aree strategiche che attirano sempre più realtà imprenditoriali italiane.
L’evoluzione della Startup Nation è la Smartup Nation – ha annunciato Sachs sempre due anni fa. Israele vuole fare il salto di qualità: trasformare le startup in grandi aziende capaci di fare business in tutto il mondo. Si punta soprattutto sul comparto Sanità, il settore del Digital Health, l’universo dei dispositivi medici ed il comparto farmaceutico.
Quali lezioni abbiamo appreso dal modello israeliano Startup Nation?
Cosa manca all’Italia per diventare una Startup Nation leader?
L’Italia può diventare una Startup Nation proprio sul modello di Israele, primo Paese al mondo per numero di start-up e brevetti, la cui legislazione sostiene l’innovazione tecnologica tra investimenti statali e capitali privati e promuove un’interazione molto stretta tra università, imprese, hub di ricerca.
Ciò che frena l’Italia è la mancanza di sinergia tra ricerca, sistema produttivo e istituzioni, la scarsità di investimenti pubblici e privati, un sistema burocratico complesso.
L’eccellenza israeliana ci insegna quali sono i fattori chiave per lo sviluppo dell’innovazione italiana: il networking e la connessione tra stakeholder pubblici e privati. L’Open Innovation richiede un alto capitale umano e sociale, formazione continua, competenze di livello globale, persone più istruite e preparate, relazioni più fluide tra lavoratori ed imprese, così come tra imprese ed istituzioni. Servono interventi sia organizzativi sia normativi.
Quali lezioni dovrebbe imparare l’Italia da Israele, Startup Nation per eccellenza
Israele è il primo dei 60 Paesi che spiccano per investimenti in ricerca e sviluppo, capacità d’innovazione, ricerca scientifica, imprenditoria, cybersecurity, IT, numero di aziende high tech. E’ un Paese da imitare per la sua voglia di fare, di innovazione, di andare veloce, di creare con lo spirito del ‘qui e ora’ proiettandosi costantemente verso il futuro.
L’Italia, con i suoi attuali limiti, dovrebbe fare tesoro di almeno 5 lezioni apprese dalla Startup Nation per eccellenza:
– entrare a far parte di un ecosistema unico come quello israeliano che favorisca lo sviluppo delle startup internazionali, con un allineamento perfetto di interessi tra startup, università, multinazionali e Governo;
– puntare su una vera e propria cultura dell’innovazione che deve essere centrale sia per le imprese sia per le istituzioni;
– concentrare le attività di oggi e di domani sui Big Data e sull’IoT (Internet of Things) che connette tra loro gli oggetti consentendoci di controllarli e guidarli tramite smartphone, tablet, smartwatch;
– pensare alle banche che si evolvono verso un modello di trasformazione in società tecnologiche, in grado di creare sotto brand digitali, indipendenti, separati dalla casa madre;
– puntare anche sul Cyber per strutture governative, università, multinazionali, concentrandosi in particolare sulla Cybersecurity.