Un autunno caldo, e non per le temperature. È quello previsto da Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, mentre parla a Mattino 5 della situazione economica e sociale attuale. “Un autunno caldo, anzi direi bollente”, precisa il presidente. “Il problema è avere una politica industriale chiara, per il momento questo non sta succedendo”.
Dall’Alcoa all’Ilva a CarboSulcis, molte aziende sono in ginocchio, e altre hanno già chiuso i battenti lasciando a casa migliaia di lavoratori. “Ci sono migliaia di casi di piccole e medie aziende che stanno soffrendo, mediaticamente in silenzio, ma sono quelle che ci preoccupano di più”, ha dichiarato Squinzi sottolineando la gran quantità di realtà lavorative che non fanno notizia ma che stanno comunque tirando la cinghia per andare avanti e non dichiarare fallimento.
“L’Ilva”, ha proseguito, è un esempio della “complicazione normativa e burocratica del Paese: la Regione può imporre parametri più stringenti di quelli europei”. Ma in questo caso “dobbiamo essere capaci di risolverlo per dare futuro e speranza a chi vuole portare avanti investimenti nel nostro Paese”.
Ma si è espresso anche sulla riforma del lavoro, il presidente di Confindustria, chiedendo al Governo di “detassare i salari per rilanciare i consumi”, una misura immediata che dovrebbe consentire ai cittadini di poter disporre di più liquidità e quindi di acquistare di più. In poche parole, secondo Squinzi, “uno stimolo dei consumi interni è il modo più diretto e immediato per far ripartire la crescita”. E naturalmente se aumenta il prelievo fiscale, ovvero le tasse, i consumi interni, e quindi le spese, si riducono portando con sé una decrescita della produzione. “Bisogna lavorare in modo particolare sulla detassazione dei salari”, ribadisce il presidente di Confindustria, “ma servono anche misure a più lungo termine come “il sostegno alla ricerca, per essere capaci di creare innovazione”.
In merito alla riforma del lavoro tout court, invece, Squinzi afferma: “Non giudichiamo la riforma del lavoro in maniera positiva, perché ha tolto molta flessibilità in entrata senza dare una svolta alla flessibilità in uscita, ha ribadito. “E’ stata un’occasione persa, anche se è ancora possibile intervenire per migliorarla”.
E non manca una stoccata al sistema burocratico italiano: “Troppa burocrazia, servono semplificazioni”, ha detto Squinzi. “Finora abbiamo assistito ad aperture più che altro di principio, non abbiamo visto ancora provvedimenti concreti in direzione di uno snellimento. Mi auguro che ci sia qualcosa sul tavolo con il governo . Abbiamo bisogno di semplificazioni. Abbiamo bisogno di un Paese normale. Se il Paese non assicura condizioni normali in linea con l’Europa e con il mercato globale, non andremo molto lontano”.