Col proseguire delle stragi e delle uccisioni era diventato sempre più palese che gli osservatori inviati dalla Lega Araba non avevano affatto alcun peso sull’azione repressiva del regime sanguinario di Bashar Assad, che ha continuato sfacciatamente nonostante gli ispettori a far sparare sui manifestanti e condurli contemporaneamente in quartieri dove organizzava manifestazioni a proprio favore.
Finalmente sembra che se ne siano accorti anche gli osservatori stessi, accusati dai media internazionali di fare orecchie da mercante o addirittura di essere conniventi con il regime di Damasco. Di fronte all’indignazione crescente dell’opinione pubblica anche il capo della missione di ispezione ha deciso di agire, chiedendo il ritiro degli osservatori.
“Di fronte al proseguire indisturbato della repressione in Siria non vedo il motivo per cui gli 88 incaricati debbano proseguire questa missione” ha detto Ali al-Salem al-Dekbas, incaricato dalla Lega Araba di condurre gli osservatori per verificare eventuali violazioni dei diritti umani.
Secondo fonti indipendenti, dall’inizio della missione, sarebbero state uccise oltre 280 persone, mentre solo ieri ci sarebbero stati 8 morti. Secondo le Nazioni Unite, la repressione operata da Bashar Assad per conservare il potere e ridurre al silenzio le manifestazioni cominciate con la Primavera Araba, sarebbe costata al suo stesso paese oltre 5000 morti (ed il tutto sarebbe cominciato solo dieci mesi fa’).
La situazione di Damasco però continua ad andare avanti anche per un colpevole ritardo dell’Onu, che prosegue con lentezza i lavori sulla questione, essendo i suoi rappresentanti troppo occupati con la crisi economica oppure con le preoccupazioni iraniane sul nucleare o sul blocco del petrolio per prestare abbastanza attenzione all’emergenza umanitaria nel paese islamico.
Un fattore che certamente Bashar Assad sta sfruttando per distruggere la protesta prima che l’attenzione della comunità internazionale possa rivolgersi con decisione adeguata sulle sue malefatte. Intanto si attende una risposta dalla Lega Araba, a cui la faccenda è stata lasciata in gestione, ma che sembra anch’essa troppo presa dai problemi interni dei suoi membri per concentrarsi e risolvere la questione siriana.