Buone notizie per i precari italiani della scuola. La Corte di Giustizia Europea ha infatti stabilito che i contratti a tempo determinato per gli insegnanti italiani sono illegittimi rispetto alle normative europee, per cui i precari che hanno superato i trentasei mesi di insegnamento a scuola devono essere assunti o risarciti. La Corte, nella sentenza odierna, ha scritto: “La normativa italiana sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola è contraria al diritto dell’Unione. Il rinnovo illimitato di tali contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non è giustificato“. La direttiva europea n. 70 del 1999 stabiliva infatti che dopo 36 mesi di servizio i precari hanno diritto ad essere assunti a tempo indeterminato, a meno che non vi siano “ragioni oggettive“.
L’Italia aveva recepito tale direttiva con il decreto legislativo 368/2001, tanto che nel 2010 il sindacato Anief aveva sollevato la questione ed intrapreso la battaglia che ha portato alla sentenza odierna. Il governo, per fermare i ricorsi, aveva promulgato nel 2011 una legge per cui la normativa europea non era applicabile al mondo della scuola, per via di “ragioni oggettive” poi precisate dalla Corte Costituzionale, ovverosia il fatto che, prestando servizio, gli insegnanti accumulavano comunque punteggio per una futura assunzione, il fatto che il Ministero non potesse valutare a priori la consistenza degli organici, e motivazioni economiche. La Corte ha oggi respinto tutte queste ragioni.
La sentenza dei giudici europei riguarda tra i 250 e i 300 mila insegnanti precari che sono stati in cattedra almeno tre anni e che ora, rivolgendosi ad un tribunale del lavoro italiano, possono essere stabilizzati od ottenere risarcimenti per due miliardi di euro, oltre agli scatti di anzianità maturati tra il 2002 e il 2012 dopo il primo biennio di servizio e le mensilità estive su posto vacante. La sentenza riguarda anche il personale amministrativo della scuola italiana (ATA), e secondo l’avvocato Walter Miceli, che si occupa del ricorso dal 2012, quando la Cassazione lo fermò e un tribunale del lavoro di Napoli si rivolse poi alla Corte Europea, essa “può essere applicata a tutto il pubblico impiego, chi ha un’anzianità di lavoro superiore ai tre anni non potrà più avere contratti a tempo determinato”.
Il governo, in previsione della sentenza, aveva già varato un piano straordinario di assunzioni, per cui ha già stanziato nella legge di stabilità risorse per un miliardo di euro per l’assunzione di tutti i docenti inseriti nelle Gae, circa 150mila, ma rimanevano esclusi gli insegnanti abilitai ma non inclusi nelle Gae ed i circa 20mila ATA chiamati in supplenza annuale, che ora potranno fare ricorso al tribunale del lavoro. La Gilda degli insegnanti ha intanto annunciato che invierà subito una diffida al governo, ed entro dicembre inizieranno poi in tutta Italia le iniziative giudiziarie per la stabilizzazione dei precari.
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