I capelli rasati a zero come “come agli ebrei” e una croce disegnata in cima alla sua testa per non aver fatto bella figura durante una gara internazionale di nuoto. Questa la punizione inflitta da due istruttori ed un atleta di nuoto di una piscina della provincia di Vicenza ad un bambino di 11 anni. L’episodio è stato denunciato dai genitori del giovane nuotatore ed ora i tre sono indagati dalla Procura per abuso dei mezzi di corruzione.
Rientrando da una serie di gare di nuoto tenutesi a Locarno, in Svizzera, l’11enne si è presentato ai genitori con la testa completamente rasata, ad eccezione di una porzione di capelli a forma a croce. Il ragazzino ha spiegato di essere stato punito in questo modo dal capo degli allenatori, un uomo di 52 anni, e dalla sua vice, una donna di 28 anni, che avrebbero poi lasciato l’esecuzione materiale della punizione ad una atleta più anziana della spedizione.
Davanti agli altri ragazzini della comitiva, il taglio dei capelli sarebbe stato minacciato, ma non attuato, anche nei confronti di un secondo ragazzino, i cui familiari hanno poi anch’essi presentato denuncia. Gli istruttori si sono difesi sostenendo che sarebbe un’ abitudine quella di rasare i capelli in occasione delle gare, mentre la croce disegnata rappresenterebbe solamente il simbolo della Svizzera. I tre hanno, invece, negato il riferimento antisemita. La Procura ha delegato la squadra mobile di Vicenza a svolgere delle indagini approfondite sulla vicenda. Dalle maglie del riserbo degli investigatori si apprende che il caso viene trattato con la massima delicatezza, tenuto conto della giovane età del protagonista.
La società di nuoto vicentina della quale facevano parte i due istruttori li ha sospesi in via cautelativa, in attesa che la magistratura faccia il suo corso e chiarisca la vicenda. Il responsabile ha spiegato: “Lo abbiamo stabilito immediatamente dopo aver raccolto la denuncia dei genitori del bambino per difendere i bambini e dare modo agli istruttori di spiegare le loro ragioni nelle sedi opportune”.