Si è svolta venerdì la requisitoria dei pm Pietro Forno e Antonio Sangermano nel processo “Ruby bis”, che vede imputati l’ex direttore del Tg4 Emilio Fede, l’ex agente dei vip Lele Mora e l’ex consigliera regionale lombarda Nicole Minetti per induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile, e l’accusa ha chiesto per i tre imputati la condanna a sette anni di reclusione e 35 mila euro di multa ciascuno e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dalle scuole e dai servizi che hanno a che fare con i minori. Secondo il pm Antonio Sangermano, infatti, “tutti sapevano della minore età (di Ruby) perchè non è possibile che una ragazza del genere venisse introdotta al desco del Presidente del Consiglio senza che lo stesso venisse informato delle caratteristiche delle ragazze che entravano nel sistema prostitutivo di Arcore“.
Per il pm Pietro Forno, invece, le serate di Arcore erano delle “orge bacchiche“, ed ha parlato inoltre di un “ambiente orgiastico”. Per Sangermano, Nicole Minetti non fu solo “intermediatrice“, ma partecipò alle feste di Arcore “compiendo anche atti sessuali retribuiti“. Diverso il ruolo di Fede e Mora, definiti “assaggiatori di vini pregiati“, perchè “come due sodali, saggiavano la gradevolezza delle ragazze, facevano l’esamino per vedere se avevano anche una capacità socio-relazionale e poi le immettevano nel circuito delle serate ad Arcore, un circuito cui non è sfuggita nemmeno Ruby“. Secondo il pm, inoltre, Ruby, da quanto emerso dalle intercettazioni, ebbe rapporti sessuali con Berlusconi, anche se lo ha sempre negato; di lei, Sangermano ha detto: “Ruby ha tentato un’impresa notevole, e cioè di screditare se stessa miscelando verità e bugie, come in un videogame“.
Per il pm, inoltre, bisogna “valorizzare l’immaturità di Ruby e quindi la sua vulnerabilità“. Sangermano ha inoltre spiegato: “Ad altre sedi democratiche spettano i giudizi su Silvio Berlusconi, la vicenda di quest’uomo la giudicheranno le urne e la storia, qua si tratteranno i profili comportamentali in relazione a questo processo”. I magistrati, infine, hanno sottolineato: “La legge Merlin è la madre di questo processo“. Berlusconi ha prontamente replicato alle tesi dell’accusa: “Le argomentazioni utilizzate dai Pubblici Ministeri Milanesi nel processo Minetti, Mora, Fede, in relazione a quanto sarebbe accaduto nella mia casa, sono quanto di più lontano dalla realtà sia possibile immaginare. Decine e decine di testimonianze hanno asseverato la assoluta normalità delle cene presso la mia residenza e la totale assenza di qualsasi connotazione men che corretta”.
Emilio Fede, invece, spera di poter dimostrare la sua innocenza: “In una delle prossime udienze chiederò alla Corte di concedermi almeno 30 minuti per parlare e sono sicuro che riuscirò a smontare almeno il 90% del teorema dell’accusa” ha affermato, per poi aggiungere: “Mi sento quasi mortificato per quei giudici che hanno mortificato così la mia dignità, la mia professionalità, la mia famiglia”. I legali di Nicole Minetti, invece, hanno parlato di “richiesta eccessiva e sorprendente” per “un’innocente”, mentre Lele Mora ha detto di non riconoscersi “nella persona che è stata descritta dai pm“. La sentenza è prevista per il prossimo 12 luglio.
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