Trending
{"ticker_effect":"slide-h","autoplay":"true","speed":3000,"font_style":"normal"}
Processo Ruby, il racconto dell’agente: “Berlusconi non sapeva che era minorenne”

Processo Ruby, il racconto dell’agente: “Berlusconi non sapeva che era minorenne”

Altro capitolo del “processo Ruby”,  in cui l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è accusato di concussione e prostituzione minorile.  Quella di stamattina è stata un udienza dai contorni che non si possono definire proprio “casti”. Difatti, oggi era prevista la deposizione di  Ermes Cafaro, il poliziotto che accompagnò la ragazza in commissariato nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2010.

Innanzitutto, Cafaro , rispondendo alle domande del pm Antonio Sangermano, ha affermato che quella sera, per chiarire l’identità della ragazza, insieme ad un suo collega aveva accertato che “aveva un precedente per furto e che si era allontanata circa un anno prima da una comunità a Messina”. Poi arriva a raccontare ciò che gli ha riferito Ruby in quella ormai famosa nottata.

Innanzitutto, ha affermato che l’ex Premier non sapeva che la ragazza aveva 17 anni, poichè si era presentata come “maggiorenne”. Secondo l’agente, Ruby affermò la volontà di voler intraprendere la carriera di carabiniere: “Ci pensa Silvio ad aiutarmi”. Cafaro, ha dichiarato che inizialmente non aveva compreso  chi era il “Silvio” a cui si faceva riferimento, solo in un secondo momento la ragazza avrebbe precisato “che Silvio l’aiutava a trovare i documenti perché era la nipote di Mubarak”.

La ragazza avrebbe poi anche aggiunto che “Berlusconi sapeva che io non ero egiziana”. Secondo il poliziotto, in riferimento alle parole della giovane  “utilizzando l’escamotage della parentela con Mubarak, Silvio Berlusconi avrebbe voluto regolarizzare Ruby”.

Ecco che poi arriva la parte più “hot” della deposizione dell’agente: “Ruby mi raccontò di aver partecipato ad una festa a Villa San Martino ad Arcore dove era stata accompagnata da Lele Mora e di aver ricevuto avances da parte di Silvio Berlusconi che avrebbe respinto. Alla fine avrebbe comunque ricevuto 15 mila euro”.

Inoltre, chiarisce anche quanto è accaduto dopo la fine del suo turno, e cioè quando ha telefonato in sede ad un suo collega per conoscere gli sviluppi della vicenda: “Mi aveva detto che c’erano persone che si erano presentate in Questura e di telefonate e pressioni in merito alla minore, la quale a differenza di quanto era stato detto dal pm minorile era stata affidata a un’altra persona“.

Lascia un commento