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Produzione Parmigiano a rischio in Emilia Romagna

Produzione Parmigiano a rischio in Emilia Romagna

Dopo le disastrose scosse di terremoto che hanno investito l‘Emilia Romagna, il 20 maggio prima e il 29 poi, la produzione di Parmigiano Reggiano sembra essere davvero a rischio. La dissoluzione di un pezzo della filiera del Parmigiano è molto più di uno spettro, se pensiamo che oltre il 15% della produzione del 2012 del celebre formaggio è ormai andata perduta. Più passa il tempo e più le possibilità di rialzarsi sembrano diminuire.

Oltre ai danni ingenti e macroscopicamente visibili, la situazione è tragica anche nei punti più nascosti della catena. Dopo le scosse, molte aziende hanno infatti perso la loro manodopera. Tanti sono i dipendenti fuggiti via in preda alla paura. Andrea Barbieri da Mortizzuolo, frazione di Mirandola, è uno dei più grandi allevatori della provincia di Modena e ha dichiarato a La Stampa che se lo Stato non interviene subito a chiudere saranno in molti. Sembra un circolo vizioso. Per i prestiti le banche chiedono garanzie. Ma una volta che tutto è andato perso, quali garanzie è possibile fornire?

Com’è noto, oltre 3o mila forme di parmigiano stipate sulle scalere sono finite a terra, mandando in fumo quasi 17 milioni di euro. I caseifici da ricostruire sono all’incirca 80, quasi il 20% del totale (la maggior parte in provincia di Modena). Le stalle da ricostruire ancora di più. A tutt’oggi neppure le macerie possono essere portate via dai luoghi del disastro, in quanto i Comuni ancora non trovano un valido accordo con le aziende che dovrebbero andare a smaltirle. Le mucche, nel frattempo, sono ammassate in posti adibiti malamente a stalle e producono poco latte innestando così una catena che porta tutti a lavorare di meno: dai caseifici ai veterinari.

“Io non sto più pagando nessuno. Ma con i danni subiti, i caseifici chissà quando pagheranno” ha ammesso Franco Truzzi, un allevatore di Concordia che, come tanti altri, aspetta ancora il denaro per il latte venduto nel 2010.

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