Il processo all’ex generale dei carabinieri Mario Mori sta molto scuotendo l’opinione pubblica, sebbene i reati attribuitigli risalgano ormai ad oltre vent’anni fa’, la gente ha ancora viva nella sua memoria le stragi compiute nelle maniere più efferate, il caos e l’incertezza che in quegli anni fecero traballare perfino i palazzi del potere. Per questo questo processo sta diventando il simbolo di ciò che avvenne in quegli anni e la gente è decisa a sapere a tutti i costi chi era dalla parte giusta della barricata e chi invece subdolamente faceva il doppio gioco sul sangue di persone innocenti ed eroi come Falcone e Borsellino.
Dopo aver sentito Nicola Mancino, che ha negato di essere a conoscenza di una trattativa fra Stato e mafia, adesso viene chiesta la presenza dalla Procura dell’ex ministro dell’Interno Vincenzo Scotti. La richiesta è stata effettuata ai giudici della quarta sezione del tribunale di Palermo, con la quale è stato chiamato in causa Scotti per deporre, non come indagato, nel processo in cui Mario Mori è accusato favoreggiamento alla mafia insieme al colonnello dell’arma dei carabinieri Mauro Obinu.
L’ex ministro dell’Interno verrà in particolare ascoltato su un allarme che lanciò pochi giorni dopo l’omicidio di Salvo Lima (si scoprì poi essere profondamente legato ai boss corleonesi), che riguardava un possibile piano di destabilizzazione dello Stato ordito dai clan per prenderne un più saldo controllo, che però all’epoca fu snobbato dalla maggior parte degli esponenti istituzionali, che liquidarono la faccenda come eccessiva ed improbabile.
Alla fin fine i fatti avrebbero dato ragione a Scotti, a quindi si vuole far chiarire in aula come fosse sulla questione il comportamento del generale Mori all’epoca dei fatti, allo scopo di mettere in luce quale fosse l’atteggiamento del militare nei confronti di questa possibilità, onde comprendere i suoi successivi movimenti che hanno dato il via al processo per favoreggiamento.