In attesa del primo marzo, il famoso “Super Tuesday”, quando tutti i candidati si sfideranno sia nelle primarie classiche che nei caucus in ben 14 Stati, sembra già delinearsi la coppia di possibili sfidanti per le prossime presidenziali Usa: Donald Trump e Hillary Clinton. A deciderlo le primarie dello scorso 20 febbraio che hanno visto i due trionfare rispettivamente in South Carolina e in Nevada.
Una sfida, quella tra il magnate e l’ex segretario di stato, forse inaspettata. Come inaspettata è stata l’uscita di scena dell’ex governatore della Florida Jeb Bush che a sorpresa, da grande favorito della vigilia sul fronte repubblicano, ha ammesso la personale sconfitta dopo i primi risultati in South Carolina dove a stravincere, distanziando di 10 punti gli avversari, è stato Donald Trump. Il terzo della dinastia Bush ha annunciato il ritiro subito dopo le prime proiezioni nella notte in cui era accreditato di appena l’8% dei voti repubblicani. E non sarebbe arrivato al 10% a fine spoglio, nonostante la grande capacità finanziaria del figlio minore dell’ex presidente e fratello di George W., pari a 100 milioni di dollari. Ora i suoi voti potrebbero confluire sul giovane senatore Marco Rubio, suo ex delfino, che al 99% dei voti scrutinati supera di un soffio il collega ultra conservatore Ted Cruz in un testa a testa (22,5% a 22,3%) che comunque lo accredita come candidato dell’establishment del partito in funzione anti Trump.
Certo non sarà facile competere contro il tycoon, sempre più in vantaggio nei risultati e nei sondaggi. Per gli analisti la vittoria di Trump è dovuta in gran parte alla proposta di vietare l’ingresso ai musulmani negli Stati Uniti cavalcando l’onda emotiva della Strage di San Bernardino. Il miliardario continua a raccogliere migliaia di fan ai suoi raduni, e a apparire sui media con le sue bordate provocatorie, coagulando la rabbia e la frustrazione dell’elettorato repubblicano.
Sul fronte opposto, invece, vittoria di misura per Hillary Clinton nelle primarie democratiche del Nevada dove l’ex first lady ha superato di misura il suo sfidante Bernie Sanders che l’aveva sconfitta l’ultima volta in New Hampshire. La sfida si è decisa sul filo di lana e la partita per la nomination democratica alla Casa Bianca resta ancora apertissima. Chiave del successo della Clinton: il voto delle minoranze. La vittoria in Nevada è strategica, si tratta infatti di uno Stato assai più rappresentativo per popolazione a livello numerico, ma soprattutto per la composizione (due terzi bianca e per un terzo afro-americana) perché fa da indicatore migliore della situazione nazionale. Anche se i sondaggi finora dicono che Sanders sarebbe in grado di sconfiggere un candidato repubblicano meglio di Hillary, il risultato del Nevada indica che è iniziato un ripensamento nella base democratica.
Grande attesa quindi per il voto del 1° marzo, uno dei passaggi decisivi durante il quale le quote potrebbero cambiare radicalmente. Saranno, infatti, 14 gli Stati chiamati a decidere le sorti dei candidati alla corsa per le presidenziali americane che si concluderà il prossimo 8 novembre. Una corsa che sta tenendo tutti col fiato sospeso, proprio per l’imprevedibilità di alcuni risultati e di inaspettati abbandoni, a tal punto che anche i grandi trader stanno seguendo l’evento sulle proprie piattaforme. È il caso del trader inglese IG che ha deciso di creare un’opzione binaria che consente agli investitori di fare la loro “puntata” sfruttando i movimenti dei mercati indotti dall’evento, che si presenta come una delle sfide più combattute negli Stati Uniti degli ultimi anni. Il vantaggio delle opzioni binarie è che si può guadagnare per tutto il tempo in cui il trend è attivo, sia quando è molto intenso (ad esempio nei primissimi minuti dalla diffusione della notizia), sia quando si va smorzando. Riflettori puntati, dunque, anche sui mercati azionari. Gli operatori finanziari attendono forse programmi più dettagliati, ma la sfida che si profila è di quelle interessanti. Lo stesso broker IG ha lanciato una pagina dedicata alla gara elettorale statunitense proprio per mettere sotto una lente d’ingrandimento le ricadute sui mercati della corsa alla Presidenza. E allora fate la vostra puntata perché tutto è ancora da giocare.