Non più solo un grande contenitore di vantaggi: il decreto Semplificazioni ha reso la PEC obbligatoria per i liberi professionisti, le società e le ditte individuali, imponendone l’uso come già accaduto in precedenza con la Pubblica Amministrazione.
Secondo quanto previsto dalle nuove disposizioni, volte a digitalizzare la burocrazia andando ad incidere su tematiche strategiche, per le realtà iscritte al Registro delle Imprese e per i diversi professionisti indipendenti è diventato obbligatorio comunicare la propria PEC valida come Domicilio Digitale entro il primo ottobre 2020, con la certezza di incorrere in sanzioni pecuniarie qualora non sia stata rispettata la data di scadenza.
In questo modo, il Decreto ha reso indispensabile l’apertura PEC per fare impresa, andando a sostituire di fatto la sede “fisica” a cui, finora, venivano notificate le comunicazioni giuridiche con valore legale. Se si considerano i tempi di attesa del passato, il più delle volte decisamente prolungati nel tempo, si tratta di una vera rivoluzione, a cui si aggiunge il vantaggio per l’utente-destinatario di leggere la comunicazione ovunque si trovi, senza attendere l’arrivo del postino.
Quali sanzioni si rischiano?
Coloro i quali non hanno comunicato il proprio indirizzo di posta elettronica certificata entro il 1° ottobre, ne otterranno uno d’ufficio dalla Camera di Commercio che lo renderà disponibile all’interessato tramite il cassetto digitale predisposto unicamente per la ricezione delle notifiche.
Per quel che riguarda le sanzioni, i liberi professionisti rischiano:
- Una diffida con la disposizione di un periodo aggiuntivo di 30 giorni per mettersi in regola;
- La sospensione dall’Albo Professionale, applicato dall’Ordine territoriale finché non viene attivato il domicilio digitale richiesto.
Per le società, in linea con quanto previsto anche dal Codice civile per “Omessa esecuzione di denunce, comunicazioni o depositi”, è prevista una sanzione che va dai 206€ ai 2.064€. E se è stato comunicato un indirizzo poi lasciato inattivo? In questo caso, la società verrà invitata ad aprirne una nuova entro 30 giorni dalla notifica, dopodiché si dovrà pagare la somma riportata sopra.
Infine, le imprese individuali che non hanno comunicato la PEC nei tempi previsti potranno incappare in:
- Una diffida a rimettersi in regola entro 30 giorni;
- Una sanzione economica dai 30€ ai 1.548€.
Il resto del decreto Semplificazioni
Il cosiddetto decreto Semplificazioni, diventato legge l’11 settembre dopo essere stato pubblicato per la prima volta nella Gazzetta Ufficiale a luglio, costituisce un vero e proprio intervento organico con l’obiettivo di valorizzare gli adempimenti burocratici, favorire la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, semplificarne i procedimenti amministrativi e sostenere l’economia verde e l’attività di impresa.
Oltre all’obbligatorietà della PEC, il testo si sofferma anche sulla fibra, agevolando le diverse procedure per l’installazione delle reti, e sui veicoli elettrici, semplificando le norme per la realizzazione delle stazioni di ricarica e lasciando largo spazio a tutte quelle novità volte a dare nuovo impulso alla green economy.
Considerata la pandemia di Covid-19 in corso, immancabile un accenno allo Smart Working: le Pubbliche Amministrazioni vengono invitate a sviluppare sistemi idonei per garantire il lavoro da remoto ai dipendenti, dando continuità alla richiesta di digitalizzazione per tutto il Paese.