Dopo l’accelerazione della crisi di governo imposta sabato da Berlusconi con la decisione di far dimettere i suoi ministri, sono emerse molte divisioni nel Pdl, con vari esponenti di spicco che si sono dissociati dalla linea dura imposta dal Cavaliere. I primi a smarcarsi sono stati i ministri Maurizio Lupi, Beatrice Lorenzin e Gaetano Quagliarello, poi Nunzia De Girolamo, Fabrizio Cicchitto e Carlo Giovanardi, anche se tutti hanno rassegnato comunque le dimissioni. In serata, anche il segretario del Pdl Angelino Alfano ha gelato i “falchi” del partito, scrivendo su Facebook: “Sono berlusconiano e leale. Però la realtà mi impone di dire che non possono prevalere posizioni estremistiche contrarie alla nostra storia, ai nostri valori e al comune sentire del nostro popolo. Se prevarranno quegli intendimenti il sogno di una nuova Forza Italia non si avvererà”.
Il ministro Quagliarello, invece, in giornata, aveva annunciato di non aver intenzione di entrare nella nuova Forza Italia, spiegando poi: “Io non ho aderito perchè penso che una persona che fa politica deve avere l’inclinazione al compromesso. Io le dimissioni non ho avuto nessuna remora a darle, però è evidente che si si fa in una sede in cui a discutere sono alcuni esponenti di partito, senza il segretario, quel partito è geneticamente modificato: a questa Forza Italia non aderirò”. Il ministro della Salute Lorenzin, pur ritenendo che comunque Berlusconi sia “un perseguitato”, ha affermato: “non giustifico nè condivido la linea di chi consiglia Berlusconi in queste ore. Questa nuova Forza Italia sta dimostrando d’essere molto diversa da quella del ’94. Ci spinge verso una destra radicale in cui non mi riconosco”.
Di parere simile il ministro Lupi, che ha dichiarato: “Così non va. Forza Italia non può essere un movimento estremista in mano a degli estremisti. Noi vogliamo stare con Berlusconi, con la sua storia e con le sue idee, ma non con i suoi cattivi consiglieri”. Il dissenso all’interno del Pdl fa ben sperare chi è al lavoro per cercare di recuperare comunque una maggioranza, come il ministro Mauro, di Scelta Civica, che auspica che la “libertà di coscienza” possa “restituire un governo all’Italia”.
Intanto, ieri verso le 19, il premier Enrico Letta ha incontrato al Quirinale il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e, subito dopo, è intervenuto in collegamento alla trasmissione “Che tempo che fa”, spiegando: “Mercoledì probabilmente andremo in Parlamento, è la cosa migliore. Chiederemo la fiducia in entrambi i rami. E lì ognuno si prenderà le sue responsabilità. Non ho intenzione di governare a tutti i costi, serve una fiducia che consenta di appliccare il programma, non per tre giorni”. Per il premier, comunque, è impossibile votare con il Porcellum, che “non garantisce la maggioranza al Senato”. Napolitano, in precedenza, intervistato dai giornalisti durante la sua visita a Napoli, aveva spiegato: “Siamo in una fase un pò criptica… io cercherò di vedere se ci sono le possibilità per il proseguio della legislatura. Scioglimento delle Camere? Solo senza altre possibilità”.