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Pd, approvati gli otto punti di Bersani: “Mai col Pdl”

Pd, approvati gli otto punti di Bersani: “Mai col Pdl”

Si è tenuta oggi la direzione nazionale del Partito Democratico, durata ben otto ore, al termine della quale è stata approvata, con un’unica astensione, la relazione del segretario Pierluigi Bersani, che ha presentato gli otto punti sui quali cercare in Parlamento il consenso del Movimento Cinque Stelle e ha ribadito il “no” a qualsiasi ipotesi di governo con il Pdl, pur nel rispetto del ruolo del Capo dello Stato. Per quel che riguarda gli otto punti, il segretario democratico ha posto al primo punto la rottura della gabbia di austerità imposta dall’Europa, quindi “misure urgenti sul blocco sociale“, la riforma della politica e dei relativi costi, la giustizia e l’equità, la moralità, l’ambiente, i diritti di cittadinanza e il sostegno alla scuola e all’istruzione pubblica.

Nella sua relazione, Bersani ha analizzato il recente risultato elettorale, vedendolo come un prodotto della crisi e dell’allargamento delle diseguaglianze sociali. Per il segretario democratico, i dati “parlano un linguaggio drammatico ma chiaro: c’è una sofferenza acuta nella base larga del consenso del Pd. Questa sofferenza sociale, il blocco dei processi di riforma della politica, la percezione dell’inutilità della politica ci fanno leggere largamente omologati al sistema che non gira“. Per Bersani, vi è “in tutta Europa un indebolimento delle istituzioni e ripiegamenti anti-europei“, per questo, ha aggiunto, “sappiamo che le decisioni che prenderemo potranno segnare non solo questo momento ma il futuro, una fase non breve“.

Il leader del Pd ha comunque voluto precisare: Non stiamo corteggiando Grillo ma si sta interpretando quel che si muove nel profondo per bucare il muro di autorefenzialità del sistema che comincia ad essere in gioco“. Il successo del Movimento Cinque Stelle viene visto soprattutto come “una questione sociale” perchè il Movimento “è forte tra giovani e colpiti dalla crisi“. Proprio a proposito di un nuovo esecutivo, il segretario è stato chiaro: “Noi non possiamo offrire una governabilità stabile, ma nemmeno gli altri”. Il partito, però, “non sfugge alle sue responsabilità e parliamo chiaramente al Paese“, quindi, ha aggiunto, “se chiamati, siamo pronti ad un governo di cambiamento”.

Mentre il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha lasciato la direzione dopo due ore senza intervenire, Massimo D’Alema ha preso la parola citando Gramsci che accusava di “subalternità culturale” una classe politica incapace di compromessi, e ha aggiunto: “Se c’è cosa sicura sulla Seconda Repubblica è che non è mai stato fatto un accordo nè segreto nè pubblico e infatti non si sono risolti molti problemi. La destra c’è e non possiamo negarlo e mi rammarico che in questo momento non sia possibile risposta di unità nazionale“, ma per questo, ha spiegato, “l’impedimento è Silvio Berlusconi“.

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