Nell’inchiesta avviata dalla Procura di Milano per la questione Bankitalia sono coinvolti Massimo Ponzellini, ex presidente di Bpm e il suo collaboratore Antonio Cannalire, presidente di Impregilo e una terza persona di cui non si conoscono le generalità per il momento. Sono stati perquisiti gli uffici di Impregilo e le sedi di Bpm e Capgemini e tra Milano e Roma. I tre sono accusati di associazione per delinquere e ostacolo alle attività di vigilanza: gli inquirenti stanno indagando su diversi finanziamenti sospetti concessi dalla Bpm e della società Atlantis-Bpplus.
L’inchiesta parte in estate, quando sono state rilevate delle anomalie su determinati crediti concessi, appunto da Bpm, mentre alcune società off-shore, ubicate nelle Antille olandesi controllerebbero Atlantis. Tali società sarebbero collegate al figlio di Gaetano Corallo, Francesco, i quali, però, non risultano indagati nell’inchiesta. Francesco Corallo ha, da subito, invocato l’immunuta dichiarando di essere un ambasciatore di un paese caraibico, ma il fatto è stato subito smentito e nell’abitazione di Corallo sono arrivati l’avvocato Giulia Bongiorno, in qualità di legale, e Amedeo Laboccetta, parlamentare Pdl. In casa erano già presenti i militari, i quali stavano per sequestrare il pc, che Laboccetta ha dichiarato essere di sua proprietà, anche se gli investigatori sono scettici, giacché il computer, secondo loro, non apparterrebbe allo stesso parlamentare.
Laboccetta continua a dire che: “Quel pc è mio e se qualcuno afferma il contrario se ne assumerà la responsabilità. Le pare che durante una perquisizione qualcuno va a prendere il computer di un altro?». Corallo ha dichiarato, però, che quel pc era di una sudamericana presente nell’appartamento. La Polizia Tributaria fornirà, forse per lunedì, riuscirà a inviare una relazione su quanto successo ai pm che si stanno occupando del caso. I reati individuati in questa oscura vicenda sono: favoreggiamento, minacce e sottrazione di un corpo di reato e resistenza a pubblico ufficiale.