Secondo la stampa locale, ma la notizia è stata diffusa in mattinata anche dall’edizione online del Tg1, la Corte Suprema del Kerala ha accolto la richiesta di libertà su cauzione avanzata dai legali dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, agli arresti in India dallo scorso febbraio perché accusati della morte di due pescatori del luogo. La notizia è stata diffusa anche dall’emittente Ibn-Live e Ndtv.
Già da domani i due fucilieri potrebbero lasciare la Borstal School di Kochi l’ex riformatorio dove sono stati trasferiti nei giorni scorsi. A quanto si apprende il giudice, potrebbe richiedere ai due ufficiali di risiedere in Kerala o consentire loro di alloggiare nei locali dell’ambasciata italiana a Nuova Dehli.
La magistratura ha anche chiesto che due cittadini indiani facciano da garanti affinché i due militari partecipino a tutte le fasi del processo previsto tra due settimane. Ieri l’Alta Corte del Kerala aveva respinto il ricorso dell’Italia sulla giurisdizione del caso dei due marò, stabilendo che il processo può essere celebrato nelle corti penali del Paese.
In base a quanto riportato dall’agenzia PTI, il giudice PS Gopinathan ha definito ”crudele” e ”brutale” l’uccisione dei due pescatori indiani scambiati per pirati e colpiti dai marinai italiani che si trovavano a bordo della nave Enrica Lexie e ha detto che i due non possono aggirare la sovranità nazionale. Agli italiani è stato imposto il pagamento di 100 mila rupie (circa 1.500 euro) per le spese processuali del ricorso.
”Sparare non può essere considerato un atto con funzioni di sovranità e i marine non hanno titolo per ottenere l’immunità”, ha aggiunto il giudice respingendo la petizione presentata dal Console generale italiano a Mumbai, Giampaolo Cutillo.
Secondo il ricorso, la polizia del Kerala non aveva titolo a condurre l’indagine, in quanto l’incidente era avvenuto al di fuori delle acque territoriali indiane. Ma secondo l’Alta Corte: ‘‘la polizia ha avuto ragione nel registrare il caso e nel procedere all’indagine investigativa a prescindere dal fatto che fossero a bordo di una nave straniera”.