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Madre di 6 figli muore strangolata ed in stato di denutrizione

Madre di 6 figli muore strangolata ed in stato di denutrizione

Una vicenda dalle tinte fosche è quella che nel napoletano ha visto ieri morire una donna di 33 anni, madre di 6 figli, in ospedale. A condurla nella struttura sanitaria il marito ed alcuni parenti. Ai medici è stato immediatamente chiaro che qualcosa non andava, visto lo stato fisico della donna che appariva fortemente denutrita e maltrattata. Il decesso sarebbe, però, avvenuto per uno strangolamento.

Il coniuge della 33enne, morta al Cardarelli dopo un frettoloso trasporto dalla sua abitazione in Marano di Napoli, è stato denunciato: adesso, per chiarire il suo ruolo nella morte della moglie, verranno effettuate delle indagini che comprenderanno anche l’autopsia della moglie.

Secondo la ricostruzione dei carabinieri, intorno alle 19:00 di ieri, il marito, il cognato ed un amico di Enza Cappuccio la portano al pronto soccorso in auto, sebbene la donna sia ormai già senza vita. Secondo quanto testimoniato dai medici, il marito avrebbe sostenuto di aver trovato la moglie già incosciente in una stanza dell’abitazione in via San Tommaso; ricostruzione, però, che sarebbe risultata sospetta per via della presenza di lividi, contusioni e tumefazioni in diverse parti del corpo, oltre ad un evidente stato di denutrizione.

Enza Cappuccio era madre di ben sei bambini, che vivevano purtroppo in un ambiente molto degradato dell’hinterland napoletano. Il marito è stato più volte denunciato per violenza e maltrattamenti in ambito familiare e questo sembra essere il triste epilogo di una serie di violenze che nessuno ha voluto fermare, nonostante i gravi precedenti.

Gli assistenti sociali sono stati immediatamente inviati per accertare la condizione dei figli della donna, mentre i carabinieri interrogheranno presto vicini e parenti per cercare di capire in quali condizione abbia vissuto la donna e come si fosse procurata tutte le ferite riscontrate dai medici del Cardarelli, i quali hanno preferito non rilasciare dichiarazioni vista l’inopportunità di un loro intervento nel corso di un’indagine che accerti eventuali responsabilità.

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