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Lega nord: secessione in vista fra Maroni e Bossi

Lega nord: secessione in vista fra Maroni e Bossi

Non soffiano venti sereni sulla padania della Lega Nord, sembra anzi che il vento stia cambiando e che sia un vento di tempesta pronto a dividere la compatta nebbia della pianura attraversata dal Po. L’episodio della quasi cacciata di Maroni dal partito e la successiva smentita di Bossi è solo l’ultima di una serie di contrasti che rischia di far spezzare in due il partito secessionista.

Il vero nocciolo di questa crisi è la leadership del partito, fondato e retto fino ad oggi da Umberto Bossi, il quale però ha decisamente superato l’età per continuare a lungo a svolgere questo compito; tuttavia piuttosto che passare il potere a chi gode del sostegno dell’elettorato ed ha fatto un percorso politico ingegnoso e brillante, mantenendo contemporaneamente gli assurdi propositi della secessione e del federalismo, come Roberto Maroni, ha preferito annunciare che il suo successore sarà invece il figlio Renzo.

il “trota“, come lo ha gentilmente definito il padre stesso, sembra essere decisamente poco adatto a tale compito. Ignorante e poco carismatico (come dimostrerebbero i successi piuttosto pilotati nelle sue prime esperienze politiche e la bocciatura in diverse occasione all’esame di maturità liceale) Renzo sembra vivere all’ombra del padre, con il rischio che quando questi si faccia da parte di far perdere al partito il grosso dei suoi sostenitori.

Maroni dalla sua ha un’esperienza politica basata sul consenso e su un lavoro svolto in due governi Berlusconi in cui ha svolto importanti mansioni con competenza, dimostrando di sapersi costruire un appoggio elettorale indipendente dallo charme dello storico leader del partito e quindi, in definitiva, di essere anche il più adatto a sostituirlo.

Le sue posizioni sono infatti dettate da uno scopo politico piuttosto intelligente, capace anche di aderire maggiormente alle richieste dell’elettorato della Lega, che pur aderendo con fervore agli slogan secessionistici, parte della mistica originale del partito, si rende conto di come esistano necessità ben più immediate e ben più realistiche.

Adesso bisognerà vedere quale sarà la prossima mossa del leader del Carroccio, il quale sta giocando alla fine della sua carriera politica una partita più difficile di quanto si aspettasse. Deve cercare di lasciare il partito intatto, ma anche di farlo restare saldamente legato alla sua famiglia, ma l’una e l’altra cosa sembrano elidersi fintanto che suo figlio non raggiunga una statura politica almeno decente o Marani non accetti volontariamente di farsi da parte.

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