Recentemente abbiamo affrontato il tema della pericolosità dei corpi celesti che pullulano nello spazio infinito e che talvolta minacciosi si pongono nei confronti del nostro amato Pianeta. In particolare ci siamo concentrati sull’asteroide 2011 AG5 in ordine ad una probabilità, non così remota, di un suo “incontro” con la Terra nel febbraio 2040. L’eventualità dell’impatto dell’asteroide con la Terra nel 2040 è subordinata ad un primo “avvicinamento” alla Terra il 3 febbraio 2023, ad una distanza di 1,86 +/- 0,24 milioni di km, che produrrà una leggera contrazione dell’orbita dell’asteroide.
Così, se nel febbraio del 2023, l’effettivo avvicinamento dell’asteroide alla Terra cadesse in una specie di finestra, larga circa 370 km e centrata a 1.838.260 km dalla Terra, allora l’orbita di 2011 AG5 subirebbe la giusta correzione per impattarsi con il nostro Pianeta il 5 febbraio 2040. “Poiché l’incertezza sulla effettiva posizione dell’asteroide si propaga in modo essenzialmente monodimensionale lungo la traiettoria, non solo è possibile stimare la probabilità di un impatto (circa 1/500), ma è anche possibile prevedere quale sia il “corridoio” geografico, relativamente ristretto, entro il quale un tale impatto potrebbe avvenire” scrive il professor Aldo Vitagliano dell’Università Federico II che ha aggiunto: “In assenza di questo accorciamento del periodo orbitale, l’asteroide non ci darebbe alcun fastidio almeno fino al prossimo secolo, ma in seguito a questa correzione di rotta dopo 17 anni (10 periodi di rivoluzione del corpo e 17 della Terra), e quindi all’inizio di Febbraio 2040, si ritroverà nuovamente a passarci vicino”.
L’asteroide è stato scoperto l’8 gennaio 2011 dal telescopio di 1,5 m di Monte Lemmon. Il suo diametro è stimato in 140 m, ed è stato osservato fino al 21 Settembre 2011, quando la sua distanza di circa 1 U.A. (Unità astronomica) era tale da impedirne l’osservazione anche da parte dei grandi telescopi di Mauna Kea. Questo corpo, dalle dimensioni in fondo non così poi significative è dovuta al fatto che i due maggiori centri che si occupano di NEO (Near Earth Objects), il Jet Propulsion laboratory e il consorzio Neodys dell’Università di Pisa stimano ad 1/500 la sua probabilità di impatto con la Terra il 5 Febbraio 2040. La velocità di collisione si aggirerebbe intorno ai 15km/s, facendo sì che l’impatto non produca apocalittiche conseguenze, ma devastazione comunque sicura per un raggio di decine e decine di chilometri dal luogo dell’impatto.
Non possiamo dunque dire se l’asteroide colpirà con certezza la Terra, ma possiamo dove potrebbe colpire o dove sicuramente non colpirà. “I punti di impatto degli impattori virtuali non sono distribuiti sulla superficie della Terra come una rosa circolare di pallini da caccia, ma sono invece allineati lungo una curva, corrispondente alla intersezione della scia dei possibili impattori con la superficie terrestre. Perciò si può dire fin da ora che, nella malaugurata ipotesi che l’asteroide 2004 AG5 dovesse colpire la Terra nel 2040, ciò avverrebbe fra le 3:42 e le 4:07 TU del 5 Febbraio, in un “corridoio” geografico largo non più di un centinaio di km, che passa per metà nel Pacifico, a sud dell’Equatore, poi taglia il Sud-America, attraverso il Perù meridionale, la Bolivia e il Brasile meridionale (fra Rio de Janeiro e San Paolo), passa nell’Atlantico meridionale, lambisce la punta meridionale dell’Africa, terminando infine nell’Oceano Indiano” afferma il professor Vitagliano. Non ci resta dunque che attendere.