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Labrador assunti da ospedale per fiutare i tumori

Labrador assunti da ospedale per fiutare i tumori

Arrivano finalmente anche in Italia i primi Medical Detection Dogs ovvero cani adibiti a scopi medici. Parliamo di due  Labrador, Lucy, di 6 anni esperta nel fiutare le provette ed individuare tumori alla vescica, prostata, polmoni e reni e Glenn un cucciolone di 18 mesi, che sta completando il suo addestramento. Lucy e Glenn, addestrati dunque per scovare tumori, sono stati dunque assunti per cominciare la sperimentazione a Pergine Valsugana, in Trentino.

La sperimentazione è curata dal Medical Detection Dogs Italia,  una onlus che si occupa di ricerca medica con l’utilizzo dei cani in diversi settori. Si parte dalla ricerca delle cellule tumorali nelle urine per finire a quello d’allarme per un pericoloso calo di zucchero nei diabetici di tipo 1. Il lavoro dei cani è quello di essere da supporto ai medici e laboratoristi, nei casi dubbi oppure quando i pazienti rivelano dei sintomi che le analisi però non confermano. Diego Pintarelli, presidente della onlus, ha spiegato: “In Inghilterra dove da anni si svolge questa attività è stato dimostrato come riescano a individuare cellule tumorali soprattutto negli stadi precoci della malattia”.

Lo scopo di questo primo passo è quello di far conoscere anche nel nostro paese le potenzialità del fiuto dei cani in campo medico-diagnostico, oltre che per le indagini di polizia, ampliando così le ricerche scientifiche settoriali ed avviando l’addestramento anche di altri cani. Già interessanti pubblicazioni sono state fatte al riguardo. Nel 2004, su The Lancet sono stati pubblicati dei risultati che riguardavano l’impiego di cani nella ricerca oncologica ed in malattie metaboliche come il diabete. Una conferma è poi  avvenuta già nel 2006 con una ricerca pubblicata sul British Medical Journal, nella quale l’attendibilità diagnostica dei cani era pari al 98%, equivalente cioè ai migliori test di laboratorio.

Sembra, invece, che il primo caso degno di interesse sia stato quello di un Dalmata che nel 1989, annusando ripetutamente un neo sulla gamba della proprietaria, la fece insospettire inducendola a delle visite mediche che hanno poi portato alla scoperta di un melanoma. E c’è da sottolineare il fatto che in quell’occasione il cane non era stato affatto addestrato. Ciò si spiega con il fatto che le cellule cancerose hanno un odore particolare, diverso da quelle sane. Il loro metabolismo favorisce lo sviluppo di idrocarburi ed alte concentrazioni di azotati che sono individuabili nelle urine o anche nell’alito dei pazienti.