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La vanità di Hitler scoperta in alcune foto d’epoca

La vanità di Hitler scoperta in alcune foto d’epoca

Diversi tentativi, prove bizzarre, una certa vanità. Questo è quel che trasuda da una raccolta di fotografie private di Adolf Hitler (fondatore del Partito Nazionalsocialista tedesco dei lavoratori e principale ideologo del nazionalsocialismo), mostranti colui che fu fautore della peggior politica di discriminazione e sterminio di sempre, nell’atto di provare i suoi discorsi pubblici.
L’album contiene le immagini in bianco e nero del leader nazista mentre compie gesti espressivi e inusuali, nelle pose scattate dal suo fotografo personale Heinrich Hoffmann. In uno scatto si vede Hitler alzare il pugno in aria, mentre in un altro, sembra essere rivolto ad un pubblico immaginario. Si è anche visto appoggiato a un albero, indossando i “lederhosen”, pantaloni corti di cuoio tradizionalmente diffusi in Baviera, Austria, Svizzera e Trentino-Alto Adige.
Le fotografie sono state scattate alla fine del 1920 per mostrare il dittatore come egli apparve al pubblico tedesco, ma lo stesso Hitler ne vietò successivamente la pubblicazione per una questione di dignità. La fotografia in lederhosen e calze lunghe è sempre stata rigettata dal Fuhrer, per il fatto di sembrare quasi “di mettere la dignità sotto i piedi”.

Lo storico Roger Moorhouse, che ha scritto l’introduzione al nuovo libro, ha riferito: “Ha perfettamente senso che egli abbia detto una cosa del genere. Abbiamo questa immagine di Hitler che lo rappresenta quasi come un buffone, ma in realtà aveva un sacco di carisma e i suoi discorsi al pubblico che rimaneva ore ad ascoltarlo ne hanno celebrato la grandezza. Era un altoparlante pubblico assolutamente affascinante e queste immagini dimostrano che si trattava di qualcosa  per il quale ha lavorato molto duro.”
Tuttavia le foto sono state poi pubblicate nelle memorie di Hoffmann dal titolo “Hitler era il mio amico” nel 1950 e che ora sono state tradotte in lingua inglese. Hoffmann, che fece conoscere ad Hitler la sua allora assistente di studio Eva Braun, sopravvisse alla guerra e trascorse quattro anni in prigione per sciacallaggio nazista. Morì nel 1957, all’età di 72 anni.

Le fotografie sono state previamente esaminate da Hitler, che le ha utilizzate per decidere come affrontare la folla. Dopo aver visto quella in cui portava un berretto SA, ha abbandonato il cappello e non l’ha mai più indossato.
“Quando si ascoltano i suoi discorsi ora, suonano come un declamazioni di un delirante maniaco, ma sappiamo che si sono imposte in un modo molto convincente. Queste immagini danno un’idea importante sul modo in cui ha praticato. Era un uomo di spettacolo e ha provato i suoi gesti per ottenere una particolare reazione dal suo pubblico. Ha sperimentato con la propria immagine e chiese ad Hoffmann di scattare fotografie per lui, in modo da potersi rivedere e dire: ‘No, che sciocco che sembro’ oppure ‘Non va bene, lo sto facendo di nuovo’. Ha usato Hoffmann come cassa di risonanza, ma non ha mai voluto immagini da pubblicare. Era un politico molto moderno in questo senso. Era preoccupato per il suo aspetto e il suo personaggio pubblico” ha aggiunto Moorhouse.

 

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